Sienasociale.it è lieta di ospitare il secondo appuntamento della rubrica dedicata alla raccolta fondi, il fundraising: un’ attivitá strategica per il terzo settore. Un ringraziamento alla dottoressa Anna Palumbo.
Per comprendere quali siano gli strumenti più adatti per avviare un piano di raccolta fondi
e stabilire la direzione da prendere, vi propongo di realizzare un quadro dei punti di forza e di debolezza, sia interni che esterni, per moltiplicare i punti di vista sui quali poi agire.
L’analisi SWOT ( swot è infatti l’acronimo di Strenghts, Weaknesses,Opportunities e Threats
– ovvero Forze, Debolezze, Opportunità e Minacce) è lo strumento che fa per noi.
Questa analisi ha lo scopo di definire il
posizionamento dell’organizzazione rispetto al fundraising. È uno strumento che possiamo utilizzare per una valutazione generale dell’organizzazione o soltanto su alcune parti di essa fino a valutare un progetto in particolare.
È questo il primo tassello del nostro piano di raccolta fondi. Ognuna delle nostre organizzazioni ha già esperienze di fundraising: utilizziamo questo momento per realizzare una
mappatura, raccogliendo le informazioni
all’interno dell’ente, per stimare e valutare il potenziale della raccolta fondi stessa.
Inoltre, focalizziamo la nostra attenzione sui
materiali di comunicazione offline (come la brochure e la newsletter) e online (il sito web e i social media).
Realizziamo una mappatura delle relazioni: è
indispensabile capire quali siano le relazioni che l’ente ha saputo tessere negli anni, scoprire quali potrebbe attivare. Inoltre bisognerà lavorare realizzando una descrizione qualitativa
di questo capitale relazionale.
L’obiettivo della mappatura delle relazioni è identificare nuovi gruppi di persone che gravitano intorno all’ente, ma anche attivare forze presenti ma non ancora attive.
Un altro passaggio indispensabile è quello di stabilire il fabbisogno di raccolta fondi.
Stabilire quanto abbiamo bisogno di raccogliere. Costi alla mano, di avviamento, fissi, variabili, costi di fundraising, necessari a realizzare
le iniziative di fundraising previste dal piano. Comprendere, in sintesi, il fine ultimo della nostra azione.
Anna Palumbo (fundraiser, socia dell’associazione italiana fundraiser Assif)
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