Oggi è il world Alzheimer day. La nostra Sofia Rocchigiani scrive a suo nonno che non c’è più: “Sai nonno, noi ci teniamo stretti stretti tutti i nostri ricordi, anche quelli che la malattia non ti ha permesso di avere”
Noi siamo arrivati alla fine, abbiamo attraversato tutta la malattia… Dalle scatti di irrequietezza iniziali, alla perdita completa della memoria e delle abilità motorie. Abbiamo capito di essere in ballo quando otto anni fa nonno lanciò una pizza al ristorante per aver aspettato “troppo”… Chi lo conosceva sa che in quel momento non era lui.
Ricordo la fatica per farlo stare seduto al secondo compleanno di Leo, io seduta di fianco e lui a cantare canzoncine per distrarlo. Oppure le intere giornate a suonare l’armonica per passare il tempo perché non voleva più uscire di casa.
La perdita della memoria è stata graduale, stando fuori le volte che tornavo faceva tanta fatica, riconosceva il volto familiare ma non sapeva che fossi io. Era snervante, sentivo che una parte di me bambina stava andando via con lui.
Il ricordo più doloroso lo associo ad un pranzo in cui disse “anche la mia nipotina si chiama come te”. In questa fase nonno aveva paura, tanta paura.
La malattia avanzava e piano piano nonno ha perso tante capacità motorie, la più importante tra tutte quelle della deglutizione e sono arrivate le prime polmoniti.
L’Alzheimer ci ha portato via tante cose, a me ha tolto la spensieratezza di vivere una delle persone a me più care, alla nonna ha tolto l’amore della sua vita, di cui si è presa cura fino all’ultimo, a mamma e allo zio non ha permesso di essere riconosciuti fino alla fine come figli.
Non ci ha permesso di vivere gli ultimi dodici anni di vita del nonno. Ora che l’abbiamo attraversata tutta, forse in certi momenti ne siamo stati anche travolti posso dire che una diagnosi precoce, la farmacologia corretta e il più possibile mantenimento delle autonomie residue sono fondamentali per garantire ai pazienti e ai familiari una migliore qualità della vita.
Sai nonno, noi ci teniamo stretti stretti tutti i nostri ricordi, anche quelli che la malattia non ti ha permesso di avere
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