Una giornata dedicata alla memoria domenica 5 febbraio. Ad organizzarla il Circolo di Villa a Sesta in collaborazione con il Gruppo Escursionisti Berardenga. Un appuntamento fortemente voluto per favorire sport e attività all’aria aperta con un ideale viaggio nel passato alla scoperta della famiglia Anati, composta da ebrei fiorentini, che nel 1943 trovò rifugio proprio in zona
La giornata si aprirà con il trekking di circa 6 km (per prenotazioni info.gebsiena@gmail.com). A seguire il pranzo (da prenotare entro il 4 febbraio) con la proiezione, alle ore 15.30, di “Shalom Italia” il film tratto da una storia vera. Interverrà il professor Fabio Mugnaini dipartimento di Scienze Storiche e Culturali, università di Siena.
Ecco la storia della famiglia Anati
Durante la notte del 8/11/1943 un amico della famiglia Anati, agiati ebrei fiorentini, bussa alla porta della loro bella abitazione nel centro di Firenze.
Durante la giornata gli Anati, come altri centinaia di ebrei fiorentini, avevano ricevuto una convocazione del comando tedesco che intimava loro di presentarsi, la mattina del giorno 9/11/1943, alla stazione di Santa Maria Novella per essere avviati verso dei non meglio identificati “campi di lavoro”.
L’amico è molto netto e preciso: non dovete presentarvi, quei treni finiranno ad Auschwitz e non ritornerete, mai!
La famiglia Anati da tempo aveva preparato un piano di fuga: tramite la loro governante di casa, Ines Secciani, avrebbero dovuto raggiungere il paese di origine della Ines, un piccolo e sperduto borgo nel chianti di nome Villa a Sesta.
Li il fratello di Ines, Archimede, ed altri paesani avrebbero fornito ospitalità agli Anati in un posto che al momento era da considerarsi tranquillo e lontano dai problemi dei rastrellamenti.
Fu così che la famiglia Anati lasciò la loro bella e comoda abitazione per raggiungere, dopo qualche giorno di viaggio, la destinazione di Villa a Sesta.
Gli Anati affittarono una casa per Babbo, Mamma e i 4 figli. La Nonna, che aveva bisogno di cure ed assistenza, andò ad abitare nella casa di Archimede con Ines.
La tranquillità durò pochi mesi, il fronte di combattimento tra l’esercito alleato e i tedeschi si avvicinava sempre più e il signor Anati non voleva farsi trovare impreparato: con la complicità di Archimede Secciani (muratore/piccolo impresario edile) e di Vasco Corti (carbonaio/tagliaboschi) avevano preparato un piccolo rifugio nei boschi, in posizione abbastanza lontana dal paese e da qualsiasi sentiero, dove potersi rifugiare nel caso che la situazione in paese si fosse fatta troppo pericolosa.
Cosa che puntualmente avvenne e la famiglia Anati (Babbo, mamma, Nonna e i 4 figli) passeranno circa 3 mesi nell’inverno 1943-1944 nella capanna, senza nessun tipo di comfort se non una piccola sorgente di acqua nei pressi della capanna.
Con la complicità di Archimede, Vasco e di tutto il paese di Villa a Sesta che non li denunciò alle autorità tedesche, la famiglia Anati riuscì a salvarsi, fece ritorno a Firenze ma non potè riappriopriarsi della propria casa (requisita e non più restituita). Le vicende vissute, seppure con esito migliore di tanti altri conoscenti e amici, lascerà un segno troppo grosso da sopportare e decisero di trasferirsi in Israele. Uno dei fratelli morirà in giovane età, gli altri 3 studieranno e diventeranno:
Emanuele un famoso archeologo che tuttora svolge la sua attività di ricerca in Italia nella provincia di Brescia.
Andrea un famoso scalatore che aprirà numerose vie di scalata in Israele;
Ruben (detto Bubi), il piccolo di casa, un professore universitario di fisica.
Bubi, che al tempo del rifugio di Villa a Sesta era un bambino di circa 6 anni, questa storia non riesce a dimenticarla, forse perchè per lui questa “avventura” era sembrata un gioco e per lui diventa una ossessione cercare e trovare la capanna del bosco.
Bubi trascorre le sue estati in Italia, nell’appennino aretino dove ha acquistato una piccola casa e spesso viene a Villa a Sesta per le sue ricerche. Ritrova Nada Secciani, la figlia di Archimede e cerca in modo ostinato domandando a tutti coloro che a quel tempo c’erano, informazioni per trovare il loro rifugio del 1943/1944. Finalmente nel 2017 con l’aiuto di Emanuele e Andrea ritrova la capanna nel bosco, documentando questa ricerca con un docu-film dal titolo “Shalom Italia”. Successivamente nella capanna nel bosco Bubi pianterà un cartello della memoria che descrive brevemente questa vicenda e che ringrazia le persone che hanno contribuito, a rischio della loro stessa vita,a salvare la loro famiglia facendo non la scelta più comoda, ma “la scelta giusta”!
Alessandro Tadiello
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