“Siamo alcuni bambini e ragazzi che ci impegniamo a costruire la pace a scuola, a casa, nello sport cercando di essere gentili e di aiutare chi ha bisogno. Come possiamo aiutare i nostri amici che si trovano in mezzo alla guerra?” Questo il messaggio che ha accompagnato la campagna di sensibilizzazione KidsAction4Peace alla quale hanno partecipato alcuni bimbi senesi.
Per capire il messaggio dei loro disegni abbiamo chiesto l’opinione di Cristina Rigacci Psicologo e Psicoterapeuta senese. Ecco cosa ci ha detto.
E’ noto ormai da decenni che attraverso il disegno i bambini esprimono il loro vissuto, quello che è il loro mondo interno (Crocetti, 1986; Crocetti, 2009). Per capire e comprendere ciò che anche, inconsciamente vogliono comunicare attraverso il disegno, ci sono da considerare sia elementi strutturali che formali del disegno stesso (Passi Tognazzo, 1999).
Tralasciando volutamente considerazioni più tecniche, in questi disegni è chiaro, a mio parere, come questi bambini esprimano quello che la guerra significa per loro (un qualcosa di temuto e angoscioso), le difese messe in atto per proteggersi dalle angosce che l’idea di una guerra inevitabilmente attiva, ma anche le soluzioni “più pratiche” che loro richiamano nella loro semplicità.
In particolar modo, mi colpisce l’uso del colore espressione del mondo degli affetti, per come questi si estrinsecano nel rapporto con l’altro. Sono presenti sia colori “caldi” (rosso, giallo, arancione) – che sono i colori dell’attività, dell’eccitazione, dell’impulsività, dell’aggressività che ‘spinge verso” – sia colori “freddi” (verde, blu, violetto), che esprimono inerzia, passività, tristezza, malinconia e inducono alla riflessione (Pallaoro, 2021). Quasi come se la guerra mettesse tutto in gioco, tutto fuori. Troppo??
Anche la presenza di numerosi dettagli richiama un certo bisogno di apparire, buttare fuori quasi ad esorcizzare qualcosa che è davvero brutto. Colpisce infine la presenza di un adulto tenuto per mano e di una colomba che, svolazzando arriva quasi ad evidenziare che c’è bisogno di altri o di altro: un grido di aiuto all’adulto o qualcos’altro che possa fermare tanto orrore!! Anche considerando la collocazione dei dettagli nel foglio si nota come quest’ultimo sia totalmente utilizzato tanto che mi è difficile cogliere una collocazione prevalente; forse, purtroppo, perché l’idea della guerra, anche nella mente di un bambino, coinvolge tutto, la occupa e, in un certo senso, la invade quasi totalmente.
.Anche la pace così tanto, è sempre troppo richiamata, forse è un messaggio da non sottovalutare: un grido che chiede di essere ascoltato.
Quelli che mi sono arrivati sono dei disegni belli, pieni di colori, movimento, dettagli: disegni ricchi che, sicuramente, in altre circostanze e in relazione ad altri argomenti, mi avrebbero portato a riflessioni diverse.
In definitiva quindi, sono così ricchi da risultare troppo pieni e questo mi fa triste perché forse è un troppo pieno di orrori è il mondo interno di un bambino di fronte al conflitto; tutte quelle bellezze forse sono ostentazioni, coperture, difese, appunto, per un orrore che non si può neppure disegnare ma solo coprire con una speranza di pace e con quell’ottimismo innato che caratterizza il mondo dei piccoli a priori e a prescindere.