Daniela Salvadori è volontaria nella Pubblica Assistenza di Siena. Nonna di due “magnifici nipoti” ha scelto di dedicare il suo tempo libero da pensionata ai “più fragili”. Lo fa guidando un’ambulanza ed intervenendo in caso di necessità da anni. Recentemente ha ottenuto un ruolo di responsabilità all’interno di Anpas. Ecco la sua storia.
Sono una volontaria e una nonna. Racchiuse in queste due definizioni ci sono anni di vita che, se mi soffermo a pensare, sono stati e sono ricchi di tante esperienze e di episodi che hanno in parte cambiato il mio modo di essere, mi hanno fatto vedere la vita da un’altra prospettiva e mi hanno portato ad essere quella di oggi.
Il “requisito” di nonna si riassume in tutto in un aggettivo: orgogliosa….di quell’orgoglio buono che mi rende fiera di veder crescere i miei due nipoti, un maschio e una femmina, che si stanno avviando a diventare uomini e donne del futuro.
L’esperienza di volontaria me la sono costruita e portata avanti negli ultimi 10/12 anni quando, libera dagli impegni lavorativi, che peraltro sono stati appaganti, ho potuto dedicarmi a quello che era ed è sempre stato il mio desiderio: dedicare parte del mio tempo agli altri, a coloro che si trova in difficoltà o semplicemente esserci quando serve. Questo tempo sentivo che serviva anche a me per stare bene.
I valori della solidarietà, del sostegno a chi ne aveva bisogno sono sempre stati per me valori fondanti, trasmessi dalla mia famiglia di origine e che spero e credo di aver trasmesso ai figli e ai nipoti. Proprio loro, i miei due nipoti, mi fanno capire che apprezzano il mio percorso anche se certe volte mi hanno affettuosamente criticato perché arrivavo in ritardo a “recuperarli” dalla palestra o dal campo di calcio poiché mi ero fermata in Associazione.
Il percorso di volontaria è iniziato con il corsi di formazione di I e II livello, successivamente con il tirocinio nei mezzi di soccorso e nelle ambulanze di emergenza, poi la possibilità di frequentare un corso autisti mi ha permesso di mettermi alla prova per capire se anche per quel ruolo potevo essere pronta. Essere pronta significava aver acquisito negli anni un’ esperienza e un carattere che potesse farmi sentire sicura di affrontare anche quest’altro aspetto del soccorso di emergenza.
La spinta mi è arrivata facendo servizio con le altre tre/quattro volontarie che prima di me erano già autiste di emergenza, devo a loro se ho deciso di frequentare il corso per autista, il loro esempio positivo alla guida delle ambulanze mi ha convinto. Insieme con me altre volontarie più giovani hanno frequentato il corso e poi negli anni successivi se ne sono aggiunte altre.
Dopo il corso e l’esame sono iniziati i mesi di tirocinio sotto la guida dei tutor. In questo periodo, ho veramente apprezzato i “colleghi” uomini che mi hanno insegnato tanto, Andrea, Luca, Salvino, Gino, Francesco e gli altri con cui ho fatto servizio sono stati disponibili a farmi guidare nel loro turno e mi hanno valutato ogni volta facendomi capire se facevo errori o se il mio modo di guidare rispondeva ai criteri di sicurezza, nei confronti dei pazienti e di tutti i componenti dell’equipaggio. Un aspetto importantissimo per le squadre di soccorso, sia di emergenza ordinaria che di emergenza urgenza, è l’affiatamento che si deve creare fra i volontari, ogni componente della squadra deve potersi fidare dell’altro e a maggior ragione dell’autista. Si crea così un team preparato e competente di cui beneficiano i pazienti ai quali il nostro lavoro è rivolto.
Nella vita di un volontario, donna o uomo, credo che la più grande soddisfazione sia la gratitudine che vedi, senti o leggi negli occhi delle persone che vai a soccorrere e che in quel momento hanno bisogno di un intervento sicuro e allo stesso tempo veloce. Per fare l’autista di emergenza devi essere in grado di aver acquisito una guida idonea ma sei comunque un soccorritore che deve mantenere la lucidità e la sicurezza per poter effettuare nella maniera migliore –e forse anche un po’ di più- l’intervento per cui sei stato attivato.
Diversi episodi nella mia esperienza di autista soccorritore sono rimasti nella mente e nel cuore, episodi durante i quali sono dovuta rimanere concentrata e lucida anche se lo scenario che si parava davanti era veramente terribile ma anche episodi gradevoli come quando ricevi, non da sola ma insieme alle altre due volontarie, un sincero ringraziamento e apprezzamento perché fai parte di un equipaggio…. tutto al femminile! E non me ne vogliano i miei amici volontari uomini con i quali, peraltro, collaboro veramente bene.
In questo momento, dopo aver accettato un nuovo incarico sempre nel mondo del volontariato, ho dovuto limitare l’attività costante di autista soccorritore ma cerco sempre di ricavare il tempo per quello che sono e mi sento di essere…..una volontaria.