Volontari della Pubblica Assistenza durante il Palio di SienaVolontari della Pubblica Assistenza durante il Palio di Siena
I dati presentati al convegno “Sentirsi parte. Il volontariato dalla dimensione individuale a quella collettiva” organizzato da Cesvot e Regione Toscana con il patrocinio del Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa

 
La mancanza di volontari, questo il tema del convegno “Sentirsi parte. Il volontariato dalla dimensione individuale a quella collettiva” che si è tenuto presso l’Auditorium dell’Innovation Center (Lungarno Soderini 21) il 13 aprile. È un argomento che sta diventando cruciale, non solo per gli enti del terzo settore della nostra regione, ma per la tenuta e la salute dell’intera società. CesvotRegione Toscana e Università di Pisa hanno approfondito la questione mettendo in campo alcune ricerche ed indagini. Per esempio si è cercato di comprendere meglio chi sono, oggi, i potenziali volontari, quale volontariato hanno in mente, come fare ad entrare in relazione con loro e come devono cambiare le organizzazioni per risultare ancora attrattive.
“Questo convegno è l’occasione per confrontarsi sul futuro del volontariato, capire chi sono i potenziali volontari e come intervenire per fare in modo che la loro spinta di cittadinanza attiva e solidarietà non vada dispersa ma possa mettere in circolo nuove energie per l’intera società. Abbiamo creato un’occasione di confronto aperta a tutti unendo il mondo del terzo settore, quello della ricerca e delle istituzioni e ci auguriamo una costruttiva e stimolante partecipazione che possa portare a immaginare e progettare nuove pratiche di partecipazione collettiva” spiega Luigi Paccosipresidente Cesvot.
 
“Quando si dice che il volontariato rappresenta un patrimonio insostituibile, per il Paese e in particolare per la Toscana, che è una delle regioni con il più alto tasso di partecipazione, si rischia forse di non comprendere bene cosa questo significa. Per esempio senza il supporto del volontariato al sistema sociosanitario tanti importanti servizi alla persona non sarebbero possibili, così come senza i circoli o le associazioni di promozione sociale le nostre comunità si svuoterebbero di tante iniziative solidali e occasioni di socialità. Gli esempi potrebbero continuare, dalla cooperazione internazionale fino alle associazioni che si occupano di sport per tutti”. – dichiara l’assessora regionale alle politiche sociali e al terzo settore Serena Spinelli – “Migliaia di volontari e volontarie che dedicano impegno e tempo a prendersi cura, in mille modi diversi, della nostra comunità e di ciò che la circonda. Come Regione vogliamo continuare a valorizzare questo patrimonio, perché il presente e il futuro di una società inclusiva e coesa passa proprio dalla volontà di tanti e tante di sentirsi parte di essa e dalla capacità del settore pubblico, mantenendo il proprio ruolo di programmazione, di attivare sinergie sempre più solide con la straordinaria rete del volontariato e in generale con il vasto mondo del terzo settore”. – conclude l’assessora Serena Spinelli.

La tavola rotonda

Il convegno si è aperto con i saluti istituzionali di Luigi Paccosi, presidente Cesvot, Eugenio Giani, presidente Regione Toscana. In apertura, la relazione di Andrea Salvini, professore di Sociologia generale, Dipartimento di Scienze politiche, Università di Pisa, intitolata “Ripensare il volontariato. Dilemmi e scenari possibili”. Il convegno è proseguito con la tavola rotonda moderata da Elisabetta Soglio, responsabile “Corriere della Sera Buone Notizie” che ha coinvolto Tania Cappadozzi, prima ricercatrice Istat; Adriana Schiedi, professoressa di Pedagogia generale e sociale, Dipartimento Jonico in Sistemi giuridici ed economici del Mediterraneo, Università di Bari Aldo Moro; Francesco Vasca, professore di Automatica, Dipartimento di Ingegneria, Università del Sannio; Gabriella Punziano, professoressa di Sociologia generale, Dipartimento di Scienze sociali, Università di Napoli Federico II; Riccardo Bonacina, founder and editorial coordinator di “Vita non profit”; Gianluca Mengozzi, portavoce Forum Terzo settore Toscana; Paolo Balli, direttore Cesvot; ha concluso i lavori Serena Spinelli, assessora alle Politiche sociali, Regione Toscana.
 
I numeri della ricerca “La differenza dei potenziali. Come cambia la propensione dei cittadini toscani al volontariato”

L’occasione di confronto del convegno avviene in occasione della pubblicazione dell’indagine “La differenza dei potenziali. Come cambia la propensione dei cittadini toscani al volontariato” pubblicata da Cesvot e condotta da Andrea Salvini del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa. Il volume si divide sostanzialmente in due parti. La prima è dedicata interamente alla presentazione dell’indagine e dei suoi risultati. La seconda parte è costituita dai contributi di Riccardo BonacinaRiccardo GuidiGabriella PunzianoAdriana SchiediFrancesco Vasca.
Studiare la propensione al volontariato e le caratteristiche dei “volontari potenziali” diventa rilevante alla luce delle dinamiche di riduzione della quota dei cittadini toscani che dichiarano di svolgere attività di volontariato in organizzazioni: secondo i dati Istat, nel 2007 tale quota era pari all’11,1% sul totale della popolazione, nel 2019 tale quota scende al 10,5% (344mila volontari in organizzazioni) e nel 2021 al 7,9% (258mila volontari in organizzazioni). L’indagine ci aiuta a comprendere essenzialmente il bacino di cittadini che, se opportunamente intercettati e motivati, potrebbero decidere di impegnarsi nel volontariato organizzato, in modo che gli enti del terzo settore siano in grado di porsi e proporsi nei confronti dei nuovi volontari.
 
Ecco in sintesi i principali risultati emersi dall’indagine che ha una popolazione di riferimento costituita dai cittadini toscani compresi tra 18 e 70 anni:
1) la stima della popolazione che svolge attività di volontariato in ets. Si tratta del 10,7% (in valore assoluto, 262.017 cittadini). Si tratta di un dato importante e positivo, perché si allinea al dato Istat del periodo della pandemia;

2) la stima della popolazione che svolge attività di volontariato ma non in ets. Si tratta del 5,9% (in valore assoluto, 144.476 cittadini);

3) la stima dei volontari potenziali. Si tratta del 20,8% della popolazione (in valore assoluto, 510.371 cittadini) Altissima tra i rispondenti disponibili a svolgere volontariato la fascia giovanile dai 18 ai 24 anni che arriva al 36,9%. Le preferenze relative ai settori di intervento sono: assistenza sociale protezione civile (21.9%), cultura,  sport e attività ricreative (21.9%), sanità (15.8%), ambiente (14.5%) e istruzione e la ricerca (11%). 
La percentuale dei volontari potenziali si riduce a 7,1% (173.144 cittadini) se si considerano solo coloro che si dichiarano disponibili “senza condizioni”, e che dunque potrebbero essere “pronti”, se adeguatamente intercettati dalle organizzazioni, a operare in un ets.

4) le condizioni (principali) che non consentono ai volontari potenziali di tradurre la propria disponibilità (potenziale) nella decisione effettiva e concreta di impegnarsi in attività di volontariato in ets. Tali condizioni riguardano la difficile compatibilità con gli impegni familiari (30.5%) e di lavoro (33.7%);

5) l’eventuale preferenza (da parte dei cittadini che non svolgono volontariato) a svolgerlo in ets o in modalità alternative (non organizzate). Il 40% della popolazione toscana, se dovesse decidere in futuro di fare volontariato, lo farebbe in un ets. Il 37%, se dovesse decidere di fare volontariato, lo farebbe in forme non organizzate.
 
I volontari potenziali

Cosa chiedono i volontari potenziali? Flessibilità sui tempi (30,8%), innovazione nell’organizzazione e nei progetti (19,3%), valorizzazione delle proprie competenze (19,1%), coinvolgimento nelle attività di informazione su attività e iniziative (15,2%). 
Quello che emerge dalle risposte all’indagine è che oggi fare volontariato è sì un’espressione pragmatica di solidarietà e di utilità sociale che tuttavia deve combinarsi con il benessere personale; il sacrificio è sostituito dalla gratificazione, la dedizione è sostituita dalla discontinuità, cioè dalla necessità di rendere compatibile l’attività di volontariato con le altre attività della propria vita. L’appartenenza si realizza senza “identificazione” nei valori dell’associazione. Infine, la gratuità viene riconsiderata alla luce dei costi che i volontari si assumono nello svolgimento delle attività volontarie, costi di cui sempre più spesso si chiede una qualche forma di compensazione (monetaria o meno). Il volontariato in organizzazione diviene così una modalità tra le molte possibili, di realizzazione identitaria e personale. Le statistiche cominciano a raccontare dell’esistenza di un volontariato diverso più confacente alle sensibilità attuali, quello chiamato “personale” o “fai da te”, e comunque non svolto in organizzazioni e non in ets.

Nella foto di archivio volontari durante il Palio di Siena 

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