Questo quotidiano nasce con il preciso scopo, tra gli altri, di onorare la memoria. Il ricordo. Per questo, appena ho appreso la notizia relativa alla scomparsa del signor Tangari, mi è sembrato giusto scrivere. Rivolgere, a lui e ai suoi cari, un pensiero.
Dico signor Tangari perché, per me, per noi bambini prima e ragazzi poi, lui era quello: “il signor Tangari”. Un vicino di casa diverso dagli altri perché quel “signor” non era un appellativo aristocratico o regale ma voleva essere la nostra massima forma di rispetto per una persona elegante, mai sopra le righe, sempre dignitoso: un vero signore insomma.
Ai tempi dell’università, la mia confidenza con lui era un tantino cresciuta. Fosse inverno o estate ci soffermavamo a chiacchierare: mi chiedeva dei miei studi e poi si finiva a parlare di calcio. Anche in quello era un “moderato”: tifoso si ma con sportività.
Con gli anni era diventato amico di mio padre e, in generale, della nostra famiglia.
A causa del mio trasferimento fuori regione, i nostri incontri erano divenuti sempre più rari ma, comunque, assai piacevoli. Sapevo che non stesse bene: fino ad oggi in cui ho scoperto che si chiamava Mario.
Con lui va via, forse, anche un pezzo della mia, della nostra spensieratezza. Sicuramente tutto il senso di un messaggio prorompente: per essere ben ricordati non serve fare grandi cose ma provare ad essere, con semplicità, unicità e disponibilità verso il prossimo, semplicemente, se stessi.
Sentite condoglianze alla famiglia di Mario Tangari.
Giuseppe Saponaro