Un cappello bianco e rosso sui banchi di scuola dell’Istituto Caselli di Siena e la presenza di ben quattro nasi rossi, vuol dire solo una cosa: è arrivata l’Associazione Nasienasi in classe! 

Il progetto denominato “Nasi Rossi” fortemente voluto dal Prof. Giacomo Vigni per la classe IV DD dell’indirizzo Sociosanitario prevede una serie di appuntamenti con l’obiettivo di illustrare e spiegare agli alunni cosa vuol dire essere un volontario nei contesti della cura.  Anche oggi i ragazzi hanno accolto col sorriso ed entusiasmo i nostri ospiti che li hanno subito coinvolti in giochi, confronti e riflessioni.

Gli alunni si sono calati nel ruolo del clown dandosi dei nomi alternativi e mantenendoli per tutta la durata del laboratorio. Nomi così buffi che è stato complicato ma divertente ricordarli tutti!  Successivamente è stato fatto un esercizio di immedesimazione: a turno veniva posto il cappello di “Iononsò” sulla testa di un alunno che diventava una sorta di leader a cui tutti dovevano prestare attenzione, imitandolo. Un esercizio che ha generato sensazioni diverse, dal senso di disagio al senso di potere.

Ci sono stati poi momenti di confronto rilevanti in cui i volontari spiegavano l’importanza dell’ascolto del paziente così come la capacità di accettare un rifiuto quando quest’ultimo non è emotivamente predisposto al sorriso e non accetta la loro vicinanza “ricordiamoci che le persone ricoverate, così come le persone in carcere sono le uniche a dover sottostare contro la loro volontà a ritmi ed orari che non gli appartengono; sono costretti a vivere in luoghi che non hanno scelto e per un tempo che non decideranno loro; i malati poi, altre allo stato emotivo precario e fragile devono fare i conti con cure, medicine e terapie spesso invalidanti” spiegava Iononsò ai ragazzi.

L’ultimo esercizio, a cui hanno partecipato anche alcuni prof, ha visto i ragazzi sedersi uno di fronte l’altro e comunicarsi vicendevolmente un elenco di cose positive che fino ad allora avevano vissuto. Per alcuni è stato piuttosto semplice, per altri meno. È emersa comunque la difficoltà ad esternare fatti positivi perché manca l’abitudine a farlo. La società, l’ambiente in cui si cresce, i mezzi di comunicazione tendono a voler mettere in evidenza e a dare maggior risalto agli accadimenti negativi che generano inevitabilmente critiche e disappunti.

Pensiamoci…

Da oggi quindi, compito a casa per tutti i nostri lettori: elencare quotidianamente almeno un po’ di cose positive che abbiamo vissuto, fatto, visto e portato a termine. Ma soprattutto condividerle con chi amiamo abituando il nostro orecchio ad ascoltare parole positive!

Grazie a Camomilla, Giugipet, Chisonono e Iononsò per aver trascorso parte del pomeriggio con gli studenti del Caselli e… alla prossima lezione, rigorosamente col naso rosso!

Stefania Ingino

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