Anna Brancaccio ha sempre avuto la passione per la scrittura e per i racconti, soprattutto quelli della sua amata nonna che perse la mamma in condizioni di emarginazione ed ignoranza e che in un giorno del lontano passato, cominciò a raccontarle la sua storia…
“Mia nonna Emilia perde la sua mamma a soli 13 anni e cresce segnata dal trauma di questo vuoto incolmabile. Una morte straziante quella della mia bisnonna sia dal punto di vista fisico perché la povera donna morirà di polmonite soffocata da mattoni roventi messi sul petto con la speranza che possano guarirla, e sia dal punto di vista psicologico perché in quanto donna, non meritava le cure di un medico e quasi non meritava di vivere. Durante gli ultimi stadi della malattia, infatti, verrà affiancata da una levatrice astiosa che inconsapevole ed ignara di come curarla, la porterà alla morte. Passa il tempo e la nonna Emilia diventa grande e viene costretta ad un matrimonio organizzato e senza amore; quando suo marito parte per la guerra lei, dopo qualche tempo e credendosi vedova, si innamora e sposa un altro uomo. Questo gesto le costerà l’esilio dalla città di Arezzo e dalla famiglia (affinché non fosse di cattivo esempio per le figlie).”.
Anna tiene a precisare che nel suo racconto “Respiro” oltreché raccontare di una storia di amore e di riscatto nei confronti della nonna e della bisnonna, vuole comunicare una condizione femminile osteggiata, in qualche parte del mondo o in determinati contesti piuttosto attuale. Al di là delle violenze che ancora troppo spesso emergono in contesti familiari e no, la nostra amica sottolinea l’inspiegabile ed ingiustificato rapporto conflittuale che si crea tra donna e donna.
Proprio come si evince dal racconto della bisnonna in cui emerge il ruolo della levatrice non come curatrice, ma come colei che offusca la luce (e la vita) di un’altra donna per brillare agli occhi degli altri, senza solidarietà alcuna e senza pietà.
Si dice che le donne, da quando lavorano, devono lottare due volte: contro gli uomini e contro altre donne, ma allora dov’è finita la tanto ostentata “solidarietà femminile”?
Questo articolo non vuole prendere le parti di nessuno ma solo essere uno spunto di riflessione in cui probabilmente tante persone si rispecchieranno grazie ad Anna che, con il suo racconto, ci dona l’opportunità di considerare una tematica purtroppo ancora oggi contemporanea e presente.
Stefania Ingino