“Un altro paradiso”, edito da Albatros, è il secondo romanzo di Piero Fabbrini.

È un romanzo storico, con i personaggi che appartengono ad un’epoca lontana: la fine del 1800. Lo sfondo, a parte i brevi capitoli introduttivi in cui Fabbrini introduce la vicenda del protagonista, Olmo Sperelli, nativo di Castelnuovo Berardenga, piccolo borgo in provincia di Siena, è l’Africa orientale, precisamente quell’Etiopia che il neonato Regno d’Italia tentava di colonizzare alla fine del XIX° secolo, diffondendo l’idea, tra la popolazione, della necessità di sottomettere quelle genti in nome della superiore civiltà italiana.

Ma è proprio quando l’autore mette in evidenza questo aspetto della missione italiana che l’ opera acquisisce anche un carattere antropologico e si trasforma in romanzo di formazione.
Olmo Sperelli, travolto da un destino avverso, decide di lasciare la terra dei suoi avi per arruolarsi nell’esercito del Regno d’Italia, come soldato semplice. In realtà è un uomo di discreta cultura che tenta di fuggire dal suo doloroso passato, senza essere del tutto consapevole di ciò che lo aspetta in quell’Africa propagandata come terra priva di civiltà e cultura.

Fin dal momento in cui giunge ad Adi Quala, villaggio di capanne al confine con l’Abissinia, il soldato semplice Sperelli scopre che l’ integrità morale non era esattamente il valore principale per molti esponenti, anche di grado superiore, dell’esercito. Non tutti i militari, però, si distinguevano per nefandezze; c’erano anche esempi di personaggi diversi, come il capitano Augusto Resi che, giunto in Africa, si era subito reso conto come i reparti mancassero di spirito di corpo, ma soprattutto di adeguata preparazione. Il sodalizio tra il soldato semplice e il capitano è quasi immediato con la richiesta, del secondo al primo, di supportarlo nell’addestramento di uomini, nella stragrande maggioranza analfabeti e indifferenti ai progetti di conquista coloniale. Nello svolgersi della narrazione, costellata dal racconto di episodi realmente accaduti, il graduato Resi, nel rispetto della gerarchia, impone i suoi ordini al soldato semplice Sperelli, ma quando sveste gli abiti militari si rapporta con lui da pari a pari, nella consapevolezza di essere di fronte ad un uomo di grande spessore.

La fiducia del capitano in Sperelli lo induce ad ordinargli di mettersi alla testa di un drappello di uomini scelti per una missione pericolosa, supportato però dalla presenza di Solimam, una guida autoctona originaria della regione di Amhara, perfetto conoscitore del territorio da attraversare. La silenziosa presenza di Solimam, così come l’incontro con Jamila, una donna etiope che assiste i feriti presso la missione di Enda Medhane, meta del drappello guidato da Sperelli, arricchisce il romanzo storico di uno sguardo su aspetti della civiltà africana, negata dalle pretese eurocentriche italiane.

In un crescendo di consapevolezza, il protagonista scopre l’Africa, la sua bellezza e la sua civiltà, all’interno delle quali Olmo finisce per riconoscersi.
È così che Piero Fabbrini, con garbo e senza polemica, suggerisce un punto di vista diverso su un momento della nostra storia poco conosciuto e, nel passato, anche un po’ mistificato.

La scrittura di questo autore, elegante, ma mai pesante, invoglia il lettore a proseguire nella lettura, alla scoperta di un’epoca e di una civiltà perdute.

Marina Berti

Nel video sotto una breve intervista all’autore in cui lui stesso spiega i perché che sono dietro la sua opera.

 

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