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Qualche giorno fa ho fatto per la prima volta qualcosa che avrei dovuto iniziare trenta anni fa. Una cosa che forse non tutti, ma di certo molti possono fare. Donare il sangue.

Eppure non ci pensiamo. Troppo presi dal nostro quotidiano, dalle nostre paure insensate che hanno origini tanto profonde quanto immotivate.

Per gli altri, ma anche per noi stessi, dovremmo farlo. Fare qualcosa di buono senza alcun costo, anzi, con un beneficio personale.Nessun costo, al di là del dedicare un’ora della propria vita non soltanto a noi.

Mentre ero lì, su quel lettino, con le infermiere gentili e attente che mi spiegavano cosa fare e si preoccupavano che fossi a mio agio, ho immaginato dove sarebbe andato quel sacchetto che pian piano si stava riempiendo di qualcosa di mio, di un pezzetto di anima che però, incredibilmente, non me ne toglieva nemmeno un po’. Una magia.

A bambini prematuri, o appena operati al cuore bisognosi di sangue…
Il pensiero è andato a mia figlia, all’intervento al suo cuoricino di fragile bimba di sei anni, ormai otto anni fa. Nessuna trasfusione, allora, ma avrebbe potuto essere necessaria…

Oppure quella busta di me sarebbe potuta andare in una sala operatoria, in cui qualcosa non era andato come tutti speravano, e ci sarebbe stato bisogno di sangue per ridare linfa nuova a un essere umano che ancora lottava per restare qui, nel mondo .

A una donna con la leucemia, stanca, annientata dalla malattia, ogni volta rigenerata dall’energia donatale da un altro essere umano.

A un giovane magari un po’ incosciente, come capita a vent’anni di essere, troppo veloce su quella sua moto potente che lo rendeva tanto orgoglioso e un pochino arrogante.Quella ricerca dell’ebbrezza della libertà che si paga cara, a volte, anche con la morte. Oppure poteva avere un’altra possibilità, e uscito dalla terapia intensiva, magari abbracciare la vita senza più aver bisogno di trovarne il senso in quella insensata velocità mista a follia. Tutto grazie a quella e ad altre buste di sangue sconosciuto.

Mi attraversano la mente tante storie inventate ma così vere che io lo so, potrebbero succedere tutte, e sono accadute. Decine e decine di volte.

Donare il sangue è cosa più facile di quello che si immagina. Qualche domanda a cui rispondere. Una specie di quiz come quelli a cui rispondiamo quando non sappiamo che fare sul cellulare e siamo in fila alla posta.

Qualche gentile medico che ti accoglie con un sorriso e ti visita. E poi solo qualche minuto, sdraiato, sotto lo sguardo sempre attento di chi si cura di te.

Alla fine un grazie, una colazione offerta al bar, parcheggio pagato e dopo un paio di giorni anche il referto delle tue analisi nel tuo fascicolo sanitario on line.

Donare ciò che ci scorre dentro , che ci dà la vita. E ritrovarsi assai più ricchi nell’anima.

Federica Scaglioso

 

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