Proprio in occasione della giornata nazionale della Lingua dei Segni (LIS) festeggiata ieri, mi sono soffermata di nuovo a riflettere sull’importanza della comunicazione con particolare riferimento a quella con/per i disabili con difficoltà uditive.

Il riferimento è alla LIS come strumento comunicativo di estrema importanza e utilità per il benessere psicofisico e sociale delle persone sorde (Patanè, 2023).

Il termine comunicazione deriva dal verbo comunicare che nel suo significato originale (latino) vuol dire “mettere in comune” ossia condividere con gli altri pensieri, opinioni, esperienze, sensazioni e sentimenti (Wikipedia). La comunicazione è uno scambio interattivo fra due o più partecipanti, dotato di intenzionalità reciproca e di un certo livello di consapevolezza, in grado di far condividere un determinato significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali di significazione e di segnalazione secondo la cultura di riferimento (Watzlawick, 1971).

Inoltre, come ormai noto in Psicologia della comunicazione (Watzlawick, et al, 1967; Watzlawick, et al., 2008) “Non si può non comunicare” (Primo assioma) e “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione, tale che quest’ultimo categorizza il primo ed è quindi una meta-comunicazione”. Detto altrimenti (Ibidem, 2008), non esiste un qualcosa che sia un non-comportamento.

Le parole, il silenzio o l’attività hanno valore di messaggio, influenzano gli altri e gli altri a loro volta rispondono a tale comunicazione con altra comunicazione; dunque, all’interno di un messaggio esiste un aspetto di notizia, che comprende le informazioni date e un aspetto di relazione che riguarda invece le modalità con cui viene espressa la comunicazione (coerente, ambigua).

Premesso tutto ciò è ormai ampiamente documentato come le persone impossibilitate a comunicare per una qualche forma di disabilità – oltre ad avere disagi specifici connessi alla patologia e al tipo di compromissione comunicativa che la specifica disabilità crea – possono andare incontro allo sviluppo di ulteriori difficoltà.

E’ dimostrato da numerosi studi scientifici che le persone con difficoltà comunicative maggiori probabilità di sviluppare comportamenti disadattavi/disfunzionali con enormi vissuti di frustrazione, non adattabilità e scarso capacità d’inserimento nel contesto sociale e difficoltà ad esprimere e comprendere i propri bisogni e necessità (Castagna, 2018). Del resto come scrivono Caricato e coll. (2020, p.105) in un loro importante articolo sul benessere in un gruppo di adulti sordi “Appartenere a una minoranza […] espone generalmente l’individuo a uno stigma, in quanto differente o deviante da ciò che la cultura dominante propone come norma”.

Per quanto concerne specificatamente la Lingua dei Segni essa è nata e si è sviluppata ben prima delle moderne forme di Comunicazione Aumentativa e Alternativa (oggi note come CAA) alimentando da sempre il dibattito medico scientifico oltre a quello inerente l’educabilità o meno delle persone con difficoltà uditive (Fontana 2022).

Attualmente – come riportato dall’Ente Nazionale Sordi ETS – la Lingua dei Segni (in Italia denominata LIS) – è una lingua che viaggia sul canale visivo-gestuale, integro nelle persone sorde, e ciò consente loro pari opportunità di accesso alla comunicazione. Si caratterizzano per il fatto di essere veicolate attraverso il canale visivo- gestuale (mentre le lingue parlate sono uditivo-vocali): anche se spesso esiste un legame iconico fra il segno e l’oggetto denotato è importante sottolineare che la relazione tra i segni e gli oggetti è convenzionale, così come avviene per le parole delle lingue parlate. Inoltre, le lingue dei segni non sono una forma di pantomima, e cioè quel tipo di comunicazione per mezzo di gesti ed espressioni facciali a cui si ricorre quando non si conosce la lingua del proprio interlocutore ma un vero e proprio strumento comunicativo (quindi relazionale) a disposizione di chi non può usare il canale uditivo (Giustolisi, 2023).

Quella della LIS come lingua riconosciuta come fruibile e adeguata per le persone con difficoltà uditive è una storia affascinante quanto complessa: per arrivare allo status quo attuale sono trascorsi anni se non secoli (Fontana, Corazza, Boyes Braem, Volterra, 2015; Corazza, Volterra,2008).

Tuttavia, come spesso accade nelle belle storie a lieto fine, fortunatamente oggi la LIS è riconosciuta a livello normativo come sia nei contesti sociali e sanitari oltre che in quelli educativi (Fontana, 2022). Si è trasformata in simbolo di appartenenza ad una comunità che condivide quotidianamente l’esperienza della sordità parallelamente ad un percorso di emancipazione e autodeterminazione mostrando una forte consapevolezza dei propri bisogni e dei propri diritti nella società più in generale con un vero e proprio ripensamento della scala di valori che segna il passaggio da un modello paternalistico a un modello gradualmente orientato a garantire l’empowerment della persona.

Anche in Italia è stata definita come Lingua dei Segni Nazionale nel 2021. In particolare modo, L’Art. 34-ter del cosiddetto Decreto Sostegni recita: “La Repubblica riconosce, promuove e tutela la lingua dei segni italiana (LIS) e la lingua dei segni italiana tattile (LIST)”. L’articolo con le “Misure per il riconoscimento della lingua dei segni italiana e l’inclusione delle persone con disabilità uditiva” riconosce, inoltre, le figure dell’interprete LIS e dell’interprete LIST quali professionisti specializzati nella traduzione e interpretazione rispettivamente della LIS e della LIST.

Cristina Rigacci

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(la foto e’ tratta da https://www.ens.it/contatti/

Contatti

Psicologo e Psicoterapeuta, è disabile da quando aveva sei anni. Studiosa di dinamiche psicologiche sottese ad una genitorialità difficile o resa tale per la presenza di un figlio che soffre a causa di una malattia o disturbo, ha lavorato per anni con le associazioni senesi “Sesto Senso” e “Asedo” per facilitare l’integrazione di alunni con disabilità e favorire esperienze di autonomia (housing) per un piccolo gruppo di ragazzi Down. E’ tra i soci fondatori di Codini & Occhiali. 

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