“La mia storia potrebbe essere paragonata ad un film!” queste le parole di Rita Cuna Presidente AITF (Associazione Italiana Trapiantati di Fegato), Delegazione Puglia che, raggiunta telefonicamente, ci racconta la sua testimonianza affinché possa essere di supporto e di maggior conoscenza per il prossimo.
Tutto accade nel mese di maggio di 22 anni fa quando Rita è al lavoro, come tutti i giorni, nel suo ufficio risorse umane di un’azienda di trasporto locale.
Improvvisamente avverte una strana stanchezza, mista a disturbi gastrointestinali che la portano in ospedale perché quel malessere non si quieta “ciò che sembrava una cosa banale ha visto, nel giro di poche ore, stravolgere la mia vita”.
“La diagnosi data ai miei familiari non lascia molte speranze: epatite fulminante”.
Tempestivamente mi trasferiscono al Centro Trapianti Fegato del Policlinico di Bari e, nello stesso pomeriggio, arriva la notizia dall’ospedale di Taranto: c’è un fegato disponibile”.
Rita continua a ripercorrere i suoi primi giorni e l’impatto con la realtà che, nel frattempo, si e’ sviluppata nella sua vita.
“Ancora oggi, ricordo con sgomento il mio risveglio dopo cinque giorni di coma epatico. Cos’è successo? Chiedo ad una signora in camice bianco accanto a mio letto. La dottoressa mi risponde con tanta tenerezza: “Un piccolo incidente, ti abbiamo trapiantato il fegato”.
ERO una TRAPIANTATA “Quali sorprese ti riserva la vita! In quei primi giorni mi sono sentita tradita dal mio corpo. Ero in crisi; mi chiedevo cosa mai avessi fatto per meritare “una vita con la seconda volta”.
“Solo dopo, ho capito quanto ero stata “fortunata” e la mia amarezza è diventata gratitudine per quanto che mi e’ stato donato; per essere ancora viva. Io che sarei dovuta morire da lì a poche ore e invece, grazie a un intreccio di “casualità”, ero viva”.
Queste sono le angosce che segnano nel profondo chi subisce un trapianto, soprattutto d’urgenza.
Da allora è iniziata per la nostra amica una nuova fase che l’ha portata ad avere un legame affettivo e di riconoscenza verso l’equipe medica che l’ha salvata “posso dire che il mio post-trapianto è stato abbastanza veloce; sono stata fortunata perché, nel giro di pochi mesi, sono rientrata a lavoro ma anche a fare un po’ di sport; ancora oggi faccio trekking e nuoto nel mio splendido mare salentino”.
La gratitudine che Rita vuole trasmettere nel suo messaggio raccontando la sua storia, è legata alla donazione di organi e tessuti e, dunque, alla missione di AIDO: “donare è un atto nobile e meritorio (Papa Francesco): dimostra la capacità di amare la vita e bisogna divulgare questa cultura parlandone prima di tutto nelle scuole perché i giovani sono molto ricettivi ed attenti”.
Chiedo a Rita se vorrà mai sapere chi fosse il suo donatore “se la famiglia del mio angelo vorrà contattarmi, sarò ben lieta di incontrarli, ma al momento non cerco nessuno. Quando la mattina mi sveglio, vado nel mio giardino e penso a lui o a lei; mi immagino una persona bellissima non solo fisicamente, ma anche nell’anima perché ha deciso di fare un gesto d’amore completamente disinteressato. Mi piace pensare che quel fegato non è un organo che il mio corpo sta ospitando ma un DONO meraviglioso del quale saro’ eternamente grata“.
Rita, continua ricordando anche che già prima del trapianto, dal 1980, era iscritta ad AIDO.
“Ecco perché ho parlato di “strane coincidenze” probabilmente era nel mio cammino, nella mia strada: c’era già scritto questo grande e importante incontro con il mio donatore”.
Il 25 novembre a Torino si festeggeranno i 4000 trapianti di fegato e Rita sarà presente con AITF Puglia.
Non mancheremo di seguire l’evento, augurandoci un grande riscontro da parte dei cittadini piemontesi e di tutte le delegazioni AITF.
Stefania Ingino
per saperne di più