Ieri si e’ celebrata la giornata dell’ascolto. Capiamo di più grazie all’analisi della “nostra” Cristina Rigacci (Psicologo e Psicoterapeuta).

Quella dell’ascolto è  una condizione essenziale per lo sviluppo di una buona relazionalità che comporta tre sottodimensioni: l’ascoltare se stessi, l’ascoltare l’altro e l’essere dall’altro ascoltati. Ognuno di noi porta dentro di sé lo struggente bisogno di vivere tutte e tre queste esperienze (Castellazzi, 2011).

Ecco – in una società come quella attuale fin troppo orientata, a mio modestissimo parere, sull’esterno da noi e sull’altro – oggi mi piace soffermare la mia riflessione sull’importanza e sul significato che si cela dietro la capacità di ascoltare sé stessi.

Innanzitutto è possibile asserire che ascoltare se stessi significa portare l’attenzione dentro di sé e illuminare ciò che si sente in quel preciso momento, le emozioni che ci stanno facendo visita, le sensazioni che il corpo sta portando alla nostra attenzione.

Poiché ogni emozione, ogni sensazione è lì per portarci un messaggio. Per raccontarci qualcosa di noi, di come stiamo e aiutarci a comprendere le nostre necessità per poterle soddisfare (Antonelli, 2022).

In una sua bellissima riflessione Mandarà (2019) mette in relazione la possibilità di ciascuno di noi di ascoltarsi con quella di vedere, soprattutto il nostro mondo interno, in modo molto diverso. «Quando ci ascoltiamo guardiamo il panorama interiore come esploratori che vogliono conoscere cosa c’è in quel preciso momento, e poi cerchiamo di dare un nome ai pensieri alle sensazioni; proviamo ad accoglierle, a comprenderle e impariamo a confortarci. In questo caso, è lo strumento della consapevolezza che ci permette di riaccordare più aspetti della stessa esperienza: la sentiamo, la pensiamo, la comprendiamo con la pancia e anche con la testa».

Ma, dunque perché è così importante sapersi ascoltare e avere consapevolezza di noi e dei nostri bisogni?

Già Maslow (1908-1970) aveva individuato, in riferimento all’individuo, un modello sequenziale dei bisogni che prevede l’esistenza di una gerarchica di essi che si presentano e necessitano di essere appagati in successione.

Quindi – sempre secondo la teorizzazione dell’autore – se un bisogno non viene soddisfatto, si fissa a livello inferiore e non resta spazio per la soddisfazione degli altri.

Detto diversamente (Arci, 2018) il nostro organismo è governato da un principio di regolazione omeostatico, secondo il quale per ogni bisogno che emerge, il sopravvenire di un altro, ne impedisce la soddisfazione, se prima non si è appagato quello prioritario: il che produrrebbe un effetto tale per cui i bisogni si ripresenteranno all’infinito, facendo nascere un senso di frustrazione costante.

Infine, tornando all’importanza dell’ascolto per un’appagante vita relazionale, è importante aggiungere che «il buon ascolto è per sua natura circolare, per cui chi ascolta è anche ascoltato e chi è ascoltato, ascolta. Ciò favorisce la capacità di ascoltare se stessi senza cadere nel narcisismo e di ascoltare l’altro senza cadere nel conformismo» (Castellazzi, 2011).

Gli ho chiesto la forza e Dio mi ha dato difficoltà per rendermi forte.

Gli ho chiesto la saggezza e Dio mi ha dato problemi da risolvere.

Gli ho chiesto la prosperità e Dio mi ha dato muscoli e cervello per lavorare.

Gli ho chiesto il coraggio e Dio mi ha dato pericoli da superare.

Gli ho chiesto l’Amore e Dio mi ha affidato persone bisognose da aiutare.

Gli ho chiesto favori e Dio mi ha dato opportunità

Non ho ricevuto nulla di ciò che volevo ma tutto quello di cui avevo bisogno.

La mia preghiera è stata ascoltata.

(I doni di Dio – Antica Poesia Indiana)

Cristina Rigacci

Psicologo e Psicoterapeuta. Studiosa di dinamiche psicologiche sottese ad una genitorialità difficile o resa tale per la presenza di un figlio che soffre a causa di una malattia o disturbo, ha lavorato per anni con le associazioni senesi “Sesto Senso” e “Asedo” per facilitare l’integrazione di alunni con disabilità e favorire esperienze di autonomia (housing) per un piccolo gruppo di ragazzi Down. E’ tra i soci fondatori di Codini & Occhiali.

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