Dal 1999 è stata istituita la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne per volere dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il 25 novembre di ogni anno vengono organizzate manifestazioni, eventi e convegni, affinché si tenga alta l’attenzione.
La tematica relativa alla violenza sulle donne tocca in maniera sensibile e dolorosa i nostri giovani che vengono a contatto quotidianamente notizie e dati allarmanti su episodi di discriminazione che purtroppo, a volte, vengono vissuti in prima persona nell’ambiente circostante.
Incontriamo Benedetta, 18 anni, studentessa di fotografia e cinema, che vuole condividere con noi le proprie perplessità ma anche la speranza di una società migliore.
Le chiedo subito cosa pensa di questa ricorrenza “questa giornata mette in luce e dimostra che quando parliamo di violenza nei confronti delle donne, parliamo di veri e propri crimini d’odio, anche se troppo spesso vengono equiparati ad altri reati di minore entità. E’ importante sottolineare che questi nascono dall’ignoranza e da un senso del possesso irragionevole. Hanno radici nei rapporti tossici e malati che portano alla violenza e alla degenerazione della relazione, a volte, fino alla morte”.
Consapevole di avere di fronte una giovane donna intraprendente, domando quale potrebbe essere una soluzione, secondo lei “la famiglia è la prima risorsa che getta le fondamenta fin da piccoli; poi il sistema scolastico può cooperare ed integrare progettando programmi di sensibilizzazione coinvolgendo i giovani ed insegnando loro a vivere relazioni sane e con maturità. Inoltre la certezza di una protezione di fronte a una denuncia deve essere un obiettivo solido”.
Continuando nella nostra chiacchierata emerge la perplessità che nonostante il mondo sia evoluto sotto l’aspetto tecnologico, delle infrastrutture, delle scienze e altro, molte persone non sono ancora in grado di vivere relazioni equilibrate “nell’ambiente scuola mi capita di vivere situazioni in cui il gruppo non riesce ad affrontare seriamente conversazioni su tematiche di parità di genere o violenze, semplicemente per disinteresse, mancanza di risorse o immaturità; allo stesso tempo però, notando delle eccezioni in compagni o amici, percepisco che il singolo possa apparire come una mosca bianca e come tale essere attaccato, preso in giro o addirittura escluso dal gruppo. Questo fa sì che molti giovani non riescano a prendere le distanze da atteggiamenti nocivi uniformandosi al clan, senza rendersi conto della gravità della loro indifferenza. Un atteggiamento che li ingabbia in pensieri che non gli appartengono finendo per non essere più capaci di sviluppare un loro senso critico”.
“Credo fortemente nelle potenzialità della formazione e dell’educazione proposte dalla scuola alla quale mi affido affinché si continui a lavorare in sinergia con la politica, le forze dell’ordine e le associazioni del territorio per eradicare, attraverso progetti didattici incoraggianti e approfondimenti mirati, atteggiamenti, idee e gesti, che possano ostacolare una cultura di pace tra generi”.
Ringrazio Benedetta per la sua disponibilità e per la sensibilità espressa in queste parole, condividendo la sua fiducia nel prossimo ed augurando a tutti i giovani un mondo senza più violenza.