La Cooperativa di Comunità  è un modello di innovazione sociale in cui i cittadini di una comunità si organizzano per diventare produttori e fruitori di beni o servizi, favorendo sinergia, occasioni di crescita e coesione all’interno del territorio. Negli ultimi anni questo particolare tipo di Cooperativa si è diffuso anche in Toscana, grazie all’impegno della Regione che ne ha supportato la progettazione attraverso due bandi ed una legge approvata nel 2019.

Le esperienze nel nostro territorio sono ancora limitate e ne parliamo con Chiara Padrini, fondatrice e Presidente della Cooperativa di Comunità “I Cinque Archi” di Ponte d’Arbia.

L’idea è nata più o meno quattro anni fa quando abbiamo iniziato a lavorare ad un progetto proprio per la nascita di una cooperativa di comunità che, un po’ inaspettatamente, pochi mesi dopo ha ottenuto anche un finanziamento da parte della Regione Toscana. Siamo così arrivati al 21 settembre 2020, giorno in cui ufficialmente è nata la Cooperativa di Comunità I Cinque Archi. Già con il nome abbiamo cercato di mettere in primo piano una delle principali caratteristiche della Cooperativa e cioè il legame con il nostro territorio: cinque infatti sono gli archi del ponte a cui il paese deve il suo nome. Insomma dopo un inizio non proprio dei migliori (eravamo in piena emergenza Covid e aprire una nuova attività non era proprio il massimo) e con tutti i rallentamenti legati alla situazione piano piano siamo riusciti, e stiamo riuscendo, a dare vita a progetto abbastanza particolare” 

A Chiara chiedo anche di spiegarci il motivo che ha spinto alla fondazione di una Cooperativa di questo tipo.

“Le cooperative come la nostra nascono perché c’è la voglia, la volontà, in qualche modo potremmo dire il desiderio, di ri-attivare una comunità (nel nostro caso quella del piccolo borgo di Ponte d’Arbia). Nasce perché si vuole riportare (o portare per la prima volta ) all’interno di una comunità tutta una serie di servizi, di progetti, di idee che prima c’erano ma che per svariati motivi non ci sono più o che magari non ci sono mai stati. La prima cosa che abbiamo fatto è stata osservare il paese: un paese che è sempre stato un “punto di passaggio” e in cui oggi abitano principalmente persone anziane e numerose famiglie provenienti dall’estero. Da qui e da queste considerazioni è nato un po’ tutto il progetto: un progetto che cerca prima di tutto di rispondere alle esigenze di chi abita il paese, con l’obiettivo di contrastare e ridurre fenomeni di solitudine e di disuguaglianza e che, inoltre, possa ricreare un luogo bello e, passatemi il termine, “buono” in cui vivere“. Chiara è una giovane imprenditrice, coraggiosa e preparata che crede nel lavoro di comunità e nelle potenzialità del suo territorio. Le chiedo di spiegarci anche in cosa consistono nella pratica le attività della Cooperativa.

“Al momento la Cooperativa conta circa 60 soci, gestisce un bar in paese (Bar H) all’interno del qualche è stato recentemente aperto un Emporio di Comunità. L’emporio può essere descritto come uno spazio polivalente: un luogo fisico e aperto con il quale la Cooperativa cerca di rispondere ai nuovi bisogni delle persone. Un luogo per incontrarsi, per accrescere il livello di benessere e rispondere alle necessità di una comunità che cambia e che cresce, cercando così anche di ridurre sprechi, spostamenti e disuguaglianze sociali. Con l’emporio sono stati ampliati alcuni servizi già presenti all’interno del paese e ne sono stati introdotti di nuovi, attraverso una struttura di prossimità che eroga servizi importanti, talvolta difficilmente accessibili da alcune fasce di popolazione, con l’obiettivo di creare nuove opportunità per l’intero territorio. Al suo interno si trova sia uno spazio per la vendita dei prodotti essenziali e di prima necessità (alimentari, cura della persona, ecc.) con cui cerchiamo prima di tutto di andare incontro alle esigenze delle persone ma anche di valorizzare le piccole produzioni locali e le filiere equosolidali (Altro Mercato, Libera, ecc.) sia uno spazio dove si ha la possibilità di usufruire di tutta una serie di servizi telematici grazie ai computer messi a disposizione dalla cooperativa: invio resi e-commerce, pagamento bollettini postali, pagamento bollette e dei servizi comunali etc.

Di fianco a queste attività poi ci sono tutta una serie di progetti che stiamo portando avanti in collaborazione con altre Cooperative e Associazioni presenti sul territorio e con i quali cerchiamo di proporre / promuovere una differente forma di imprenditoria e una diversa etica del lavoro, incentrata soprattutto sulla persona e sulla sostenibilità ambientale”.

Chiara mi spiega che attualmente la Cooperativa conta circa 60 soci, sono partiti in sei e in meno di un anno erano già 50. Tra i soci ci sono persone di tutte le età: persone che da sempre abitano il paese, persone che vogliono rimanere ad abitare nei luoghi dove sono nati e cresciuti ma anche giovani arrivati da poco (o tornati) e che hanno deciso di rimanere. Ci sono anche alcuni soci che lavorano come dipendenti all’interno delle attività avviate dalla cooperativa e soci che invece partecipano alla vita della cooperativa come “utenti”, usufruendo sei servizi messi a disposizione.

Come ogni Cooperativa, oltre a qualche momento di ritrovo nel corso dell’anno, ci troviamo in occasione delle varie assemblee che diventano un momento di confronto e condivisione di idee sui progetti in corso e su quelli futuri” prosegue Chiara Padrini. A questo punto sono curiosa di capire quali sono i progetti futuri e le eventuali collaborazioni da implementare e Chiara mi spiega:

“Abbiamo iniziato da poco un percorso insieme ai produttori locali della nostra zona, siamo ancora agli inizi ma ci piacerebbe sicuramente continuare su questa linea per provare a proporre anche un tipo di mercato più consapevole e sostenibile. Come accennato prima stiamo portando avanti collaborazioni con varie associazioni del territorio tra cui l’Associazione Fili Intrecciati di Monteroni d’Arbia e Kirikuci con cui vorremmo provare a far partire dei progetti di sartoria migrante anche nella nostra zona. Ci stiamo inoltre muovendo verso il recupero dei terreni incolti e verso progetti di arte diffusa grazie anche ad un gruppo di scultori che ormai da anni vive la nostra piccola comunità… insomma le idee ci sono e la volontà di svilupparle anche, sono sicura che un passo alla volta riusciremo a dar vita a tutti questi progetti. Questi sono ovviamente i progetti sul lungo periodo, poi tutto quello che la cooperativa deciderà di fare nei prossimi mesi e nei prossimi anni dipenderà anche dai bisogni che emergeranno all’interno del paese e del suo territorio: in qualche modo questo è quello che deve, o meglio dovrebbe, provare a fare una cooperativa di comunità…partire dall’individuazione dei bisogni di una determinata comunità e provare a formulare delle risposte concrete che sappiamo anche creare uno sviluppo duraturo nel tempo” evidenzia l’intervistata

Ponte d’Arbia è un piccolo borgo di circa 300 persone collocato sulla Via Francigena. Un contesto potremmo dire di “confine e di passaggio” che negli ultimi anni ha però beneficiato della riscoperta della rete dei cammini e del turismo ambientale.

Il paese, per la sua particolare posizione, risente di condizioni di svantaggio caratterizzate da minore accessibilità sociale, economica e di mercato da cui poi deriva la mancanza di servizi, marginalità sociali, rischio spopolamento etc. Il disagio della popolazione anziana si esprime sia in termini di isolamento sia in termini di difficoltà economica e di accesso ai servizi / infrastrutture. “Una buona risposta all’invecchiamento del paese sembra essere la forte crescita della popolazione proveniente da altri Paesi. Quest’ultimo fenomeno, però, all’interno di un contesto di invecchiamento della popolazione, in mancanza degli opportuni servizi e senza una corretta strategia per l’integrazione potrebbe rappresentare un elemento di debolezza per l’intero paese. Ecco perché riteniamo fondamentale rispondere prima di tutto a queste esigenze qui, il resto poi avrà modo di svilupparsi in un secondo momento” conclude Chiara.

Valentina Cappelli

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