Il fine vita da molteplici punti di vista, storico, psicologico, legale ed etico. Un evento che, lo scorso 28 Ottobre, a Siena, ha fatto il punto su un tema di estrema attualita’: “Il senso del morire”. Organizzazione a cura di Associazione So.Crem di Siena. Proprio la presidente del sodalizio, la dottoressa Valentina Filippi, ha sintetizzato, nell’articolo che segue, contenuti e spunti di riflessione scaturiti dal confronto dialettico dei prestigiosi relatori.
La nostra associazione si occupa da anni del rito della cremazione e del fine vita; la cremazione è oggi, senza preclusioni di carattere religioso né connotazioni ideologiche, una civile pratica che afferma la supremazia dello spirito sulla materia. E’ una scelta razionale ed ecologica che difende la terra, l’acqua e l’aria.
Una scelta di progresso: ultimo dono alla vita di chi ama la vita. Il motto prescelto dalla Federazione Nazionale, a cui aderiscono 41 Società per la Cremazione sparse su tutto il territorio nazionale, per un totale di circa 140.000 iscritti, è: LASCIAMO LA TERRA AI VIVI, un messaggio di grande attualità che riflette l’universalità del nostro rito nel rispetto della vita e della dignità della persona umana.
I relatori che sono intervenuti al convegno: la Prof.ssa Ines Testoni dell’Università di Padova, l’Avv. Gianni Baldini e il Presidente della Federazione Italiana per la Cremazione Franco Benini. Tutti hanno trattato i temi inerenti il fine vita da molteplici punti di vista, storico, psicologico, legale ed etico.
Nella nostra società basata sulla performance, sullo stare bene a tutti i costi che percezione si ha della morte e delle sue pratiche? Che ruolo ha la fragilità nel nostro modo di vivere?
L’attuale rappresentazione della morte è “scissa”, negata, evitata o spettacolarizzata, determina l’isolamento di chi è malato e aumenta la paura verso di essa allontanandoci dalla capacità di elaborare in modo funzionale la perdita e scegliere lucidamente per la propria fine, creando una frattura nel micro e macro-sistema della linea socio-antropologica del collettivo e del trans-generazionale.
In una società che chiede di essere sempre performanti, di rimanere cristallizzati in un’eterna giovinezza, la morte, la malattia, il dolore, l’ignoto sono negati, reclusi in luoghi adibiti lontani dalla vita, di cui meno si parla meglio è.
In realtà i vari studi dimostrano che meno chiaramente è compresa l’idea di morte, maggiori sono la paura e lo stato d’ansia ad essa associati.
Se è vero che non possiamo sapere l’ora, il giorno o la data in cui la nostra vita finirà, possiamo invece scegliere come vivere fino a quel momento. La scelta è una qualità della volontà dell’Io, la si può consapevolmente rinnovare ogni giorno.
Forse aveva ragione Seneca quando diceva che non basta un’intera vita per imparare a vivere e che ci vuole un’intera vita per imparare a morire.
L’educazione alla morte costituisce un percorso rivolto a tutte le età, volto a dare informazioni realistiche, trattando temi che valorizzano la vita, ed è bene evidenziare che è molto importante parlare con i bambini delle tematiche relative alla morte per evitare di creare confusione e tabù.
Accettare la finitezza della vita, imparare a dare nome e voce alle emozioni, dare spazio a riti e usanze per elaborare la perdita aiuta ad apprezzare la bellezza della vita, a vivere nel momento presente, apprezzando consapevolmente ciò che accade nel qui e ora.
Fondamentale è salvaguardare l’autodeterminazione della persona fino all’ultimo istante, accompagnandola e perseguendola come un fondamentale scopo dell’assistenza all’individuo.
Rispetto a questa intricata questione sorgono molteplici interrogativi:
In caso di sofferenza e di patologie irreversibili è lecito decidere sul nostro destino? In caso di nostra incapacità è lecito che questa decisione venga presa da una persona di nostra fiducia? Quale ruolo ha l’autodeterminazione nel fine vita?
Il nostro impegno è quello di costruire un senso culturale sull’idea di morte e il diritto alla cura. In questo senso può aiutare chiedersi e, forse, trovare risposta alle domande: “Che significa accanimento? Quale limite, quali decisioni condividiamo riguardo alla propria salute e qual è il concetto di cura?” .
E’ certo che l’autodeterminazione del singolo individuo è strettamente legata alla conoscenza dei plurimi e complessi aspetti inerenti delle questioni etiche, spirituali, deontologiche e giuridiche.
Valentina Filippi
Presidente e Rappresentante Legale So.Crem
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