In questo mese di novembre, certamente provato dagli accadimenti strettamente correlati alla violenza sulle donne, conosciamo la presidente dell’Associazione Donna chiama Donna di Siena che ci racconta dell’importanza della prevenzione, dell’informazione ma anche del fondamentale ruolo dei volontari.
Rossana Salluce 45 anni è un avvocato che presta il suo tempo libero come presidente volontaria del CAV di Siena dal maggio di quest’anno ma che è entrata a far parte della squadra di operatrici nel lontano 2009: “mi sono avvicinata grazie ad un’amica di mia suocera che mi aveva parlato di un corso di formazione. Ho subito voluto parteciparvi e da lì, non me ne sono più andata”.
Chiedo alla presidente come vengono selezionate le volontarie. “Una volta organizzato il corso e raccolte le iscrizioni, alle aspiranti corsiste viene fatto un colloquio motivazionale per valutare cosa le spinge a partecipare e a verificare eventuali impedimenti. All’esito del colloquio si forma la squadra delle corsiste che poi parteciperanno al corso. Effettueranno 60 ore di corso teorico e 30 ore di tirocinio, affiancate dalle volontarie già esperte”.
Nell’appuntamento di sabato 18 novembre al Santa Maria della Scala in cui anche Rossana era presente, è emerso che la violenza più diffusa o quantomeno iniziale, è quella psicologica: “la violenza psicologica è la forma di violenza più diffusa e la più difficile da riconoscere, in primis dalle donne. Non bisogna dimenticare infatti che l’ambito in cui viene agita violenza è quello familiare o comunque relazionale, pertanto è difficile solo pensare che l’uomo di cui si è innamorate e che dice di amarci possa manipolarci abbattendo ogni tipo di autostima sino a destabilizzarci. Spesso le donne decidono di iniziare il percorso di uscita quando prendono consapevolezza che è necessario interrompere la relazione tossica per salvaguardare i propri figli, per evitare che gli stessi possano emulare i propri padri”.
I dati purtroppo non sono confortanti. Dall’inizio dell’anno a Siena sono stati registrati ben 62 nuovi ingressi di cui 40 di donne italiane e 22 di donne straniere “Confidiamo che abbia inizio una rivoluzione culturale che parta dalle famiglie e dalle scuole. È necessario istituzionalizzare una formazione in tutti i gradi di istruzione, sin dalle scuole elementari, utilizzando per ogni età un linguaggio adeguato perché non possiamo più permetterci di ritardare l’attività di prevenzione. Anche le istituzioni devono investire in politiche di prevenzione efficaci, lo afferma la convenzione di Istanbul. È importante inoltre che tutti gli operatori della rete a sostegno delle donne vittime di violenze, comprese le nostre volontarie, siano formate sul tema per offrire un sostegno adeguato e professionale. Nel 2024 infatti pensiamo di organizzare un corso per nuove operatrici auspicando un’ampia partecipazione!”.
Ringrazio Rossana per la disponibilità e per le importanti informazioni che ha voluto condividere con il nostro giornale, dandole appuntamento all’anno prossimo, con il nuovo progetto di volontariato, ma soprattutto rendendole merito per il grandissimo lavoro che quotidianamente la vede in prima linea, insieme a tutte le operatrici del centro antiviolenza.