La risposta e’ decisamente “no” ed e’ giunta a margine dell’incontro, dello scorso 9 gennaio 2024, di ACOS (ASSOCIAZIONE CATTOLICA OPERATORI SANITARI) svolto, a Siena, all’interno dell’iniziativa “Casa di Babba Natale Otaria”.
Decisamente no, stiamo meglio ora. Questa affermazione è emersa chiaramente dalla tavola rotonda organizzata da ACOS il giorno 9 gennaio, che ha visto la partecipazione di Manola Pomi, Presidente di Acos Siena, Michele Aurigi, Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Siena, Simona Ceccarelli Infermiera Pediatrica in TIN, Cristina Mechini infermiera in Nefrologia e Dialisi, Carla Garoni Psicologa. Moderatore Giuseppe Marcianò, che ha saputo cucire con maestria i diversi interventi.
Le grandi scoperte scientifiche che hanno portato miglioramenti importanti delle condizioni di vita o della gestione della malattia e permettono la guarigione di patologie ritenute mortali, non sempre sono colte nella loro interezza dalla cittadinanza. Un focus è stato fatto sulle terapie antiretrovirali, che permettono la nascita di bambini sieronegativi da madri sieropositive per HIV, con una prospettiva di vita fino a poco tempo fa impensabile, e sugli screening neonatali, gratuiti per tutti i neonati che permettono di intercettare, e quindi di trattare precocemente, 40 malattie metaboliche evitando che la malattia possa manifestarsi o procuri danni irreversibili.
Un altro aspetto che è stato affrontato è stato quello delle relazioni di cura: le professioni sanitarie in tempi recenti sembrano soffrire proprio di una cattiva gestione degli aspetti relativi alla umanizzazione delle relazioni.
Occorre recuperare la capacità di dialogare, di prendersi il tempo per ascoltare, non solo gli assistiti, ma anche i colleghi, soprattutto quelli che si affacciano alla professione, che hanno bisogno di essere guidati, di avere buoni esempi da seguire, di sentirsi accolti per acquisire quel senso di appartenenza che tanto aiuta nello svolgimento delle attività lavorative.
I professionisti, non solo gli assistiti, soffrono di scelte politiche che non tengono conto delle reali necessità del malato. Non a caso gli infermieri si sono trovati costretti a scrivere sul loro codice deontologico che il tempo di relazione è tempo di cura, non tanto per ricordarlo a sé stessi, quanto per rimarcarlo ai decisori politici.
Ha concluso la serata la parentesi teatrale “Il Giudice Francis” scritta da Aldo Maria Valli, interpretata magistralmente da Paolo Rossi nelle vesti del giudice e da Mario Ghisalberti nelle vesti del Signore: un dialogo surreale, ma dai contenuti profondi, tra i due personaggi, partendo da decisioni estremamente delicate prese dal giudice durante la sua carriera.