Un sabato mattina non comune. E’ quello che ho trascorso con i ragazzi della “Comunità in dialogo”. Un cerchio di persone, una fumosa stufa a legna, la semplicità di un incontro e tutto il senso di persone che hanno scelto di vivere insieme dandosi motivazioni e regole per cambiare vita ed uscire da dipendenze: alcool, droga, gioco, farmaci.
“Non mi sentivo libero: avevo poca conoscenza di me. Poi ho scoperto che l’amore e’ pratico, fatto di gesti concreti, di vicinanza. La comunità e’ famiglia. La mia famiglia“.
Benvenuti nel mondo di Giuseppe. E’ lui l’operatore che segue questo gruppo di ragazzi. Un manipolo di coraggiosi che, alla porte di Siena, veleggiano nel mare della vita scegliendo un vento fatto di amicizia, altruismo e solidarietà. Un modo di condurre barca e giorni nella più assoluta semplicità per riscoprire, prima di tutto, se stessi.
O. non ha dubbi. “La comunità la senti dentro perché ti ha ridato la vita: e’ come una perla sporca che poi tu pulisci e tieni stretta“. Ha una figlia che vorrebbe vedere ma, per ora, e’ qui sull’isola: “abbiamo l’incontro con le parti più belle che ciascuno di noi ha. Le dipendenze sono risposte sbagliate a bisogni:in tutto quello che mi e’ successo non do colpe. E’ giusto assumersi le proprie responsabilita’”.
C’e’ consapevolezza nelle parole. Nostalgia ma anche voglia di riconquistare, un giorno, quello che si e’ perso: “ho costruito una famiglia e l’ho distrutta , una casa e l’ho distrutta, una macchina e l’ho distrutta. Oggi non abbiamo per avere. 3 caffè a settimana, sigarette e tv contingentate. Tra ciò che voglio e ciò che devo, scelgo ciò che devo”.
Non conquistatori, dunque, ma esploratori. La nave va, loro, reduci da mari in tempesta, cercano la quiete dello scirocco.
“Il 26 dicembre ho rivisto mia sorella dopo un anno con i miei 2 nipotini. Anche i miei genitori vengono 1 volta al mese. Ed e’ bellezza”
Nel dialogo irrompe una voce. Ed e’ dirompente. Come un cambiamento di rotta, improvviso.
“Prima non avevo paura della morte perché non avevo nulla, non ero me stesso. Ora ho paura di morire perché ho una vita davanti. Oggi inizio a valorizzare obiettivi , scopi . Prima dovevo perdere lucidità per farlo“.
E’ come un nuovo varo. La nave e’ la stessa ma sceglie di ripartire. Ancora una volta. Sorride Suor Nevia. Lei, esempio di solidarietà ed altruismo nella nostra città, e’ lì ad ascoltare. E’ come se già sapesse tutto, prima di percepire quelle voci.
“Una sensibilità ferita si cura solo con un grande amore. Qui stiamo riscoprendo cose belle di noi stessi che pensavamo di non avere. I ragazzi di oggi hanno mente e cuore a cui non diamo attenzione“.
Sto zitto, “rubo” ogni parola, mentre mi propongono la visione di un filmato sulle origini della comunità: partono da Trivigliano (Frosinone) e dall’idea di un sacerdote illuminato, Padre Matteo Tagliaferri.
“E’ una fortuna sentirsi amati e’ disgrazia non imparare ad amare”.
Gli ultimi pensieri che riesco ad annotare sul mio quaderno, l’ultimo messaggio che non dovrebbe andare perso nel mare della comunicazione.
In questo angolo di Siena c’è un’isola di semplicità, un porto sicuro. Questa mattina ci sono approdato insieme a Maura Marchionni delegata per Siena e provincia di Anioc Siena.
E’ stata lei a propormi di conoscere questi ragazzi nell’ambito delle tante iniziative sociali di questo sodalizio di cui mi onoro di fare parte: “vedrai custodiscono l’essenza di un’esperienza che va trasmessa” mi aveva detto.
Aveva ragione.
per saperne di più
La Comunità in Dialogo è “un insieme di persone che lottano per essere se stesse, per riconquistare quella dignità che fa grande l’uomo, ogni uomo, qualunque sia la sua storia, qualsiasi siano le sue ferite”.
Perché “ogni uomo ha le sue ferite, e ciascuno è ferito lì dove non è stato amato”. (p. Matteo)
È un’esperienza di vita intensa che consente ad ognuno di ritrovare la parte migliore di sé: quella che ci fa più onesti, più sinceri, più autentici, più liberi.
il sito
http://m.comunitaindialogo.it/1/home_880262.html