Lanciare il cuore oltre le sbarre della cella e respirare l’aria pura che ha la libertà”: in queste parole forse si potrebbe riassumere l’esperienza che stanno per fare alcuni detenuti che prenderanno parte al laboratorio di scrittura creativa, “Le parole perdute e ritrovate”, che inizierà il 25 gennaio, all’ ora di pranzo, all’ interno del carcere di massima sicurezza di San Gimignano.

A Ranza, a partire dal prossimo 25 gennaio, e fino al 16 maggio, uno scrittore animatore incontrerà una “classe” di 15 detenuti che vogliono mettersi alla prova in un’esperienza al tempo stesso intima e pubblica quale può essere lo scrivere per raccontare e, forse, per raccontarsi.

L’ iniziativa, organizzata dall’ azienda USL Toscana sud-est, è stata voluta dalla dirigente del Sert di Poggibonsi, dottoressa Barbara Cincinelli, che per l’occasione ha coinvolto Massimo Granchi, scrittore di romanzi e saggista, animatore culturale e promotore dei premi letterari Città di Siena, Toscana e Iannas Città di Quartu Sant’ Elena.

Intervisto Massimo Granchi per chiedergli la genesi e il senso di questa iniziativa.

Sono stato coinvolto dalla dottoressa Cincinelli che voleva organizzare un’ iniziativa per i detenuti di Ranza. Ho pensato al laboratorio di scrittura perché credo che la scrittura, al di là della pubblicazione del libro, che dà soddisfazione, ma non ricchezza, è un bel modo per stare con se stessi. La scrittura, per un detenuto, può rappresentare uno strumento sociale, un ponte fra se stesso e il mondo.”

Un modo per raccontarsi?

Sicuramente io, e gli altri due scrittori che ho coinvolto, Sarita Massai e Enzo Linari, ci racconteremo, perché durante i laboratori, che non saranno momenti di insegnamento tradizionale, ma attività pratiche, trasmetteremo il nostro modo di narrare. Quello che vorremmo è di sollecitare la libera espressione.”

Dunque non sarà solo Massimo Granchi a confrontarsi con i detenuti.
Ho scelto di alternarmi con la poetessa Sarita Massai e con il saggista Enzo Linari per offrire prospettive diverse e alternare voci differenti. Tra l’altro, mi è sembrato fondamentale offrire la prospettiva di una voce femminile.”

Quali saranno, secondo Massimo Granchi, le ricadute?

Questo è difficile da prevedere. Io ho già insegnato come formatore in contesti complessi, Sarita ha insegnato in carcere, come docente, ma questa è un’ esperienza diversa. Le sfaccettature sono molte. Quello che posso dire è che i racconti scritti dai detenuti parteciperanno tutti al Premio letterario Città di Siena, la cui premiazione si terrà a settembre 2024.”

L’ augurio a Massimo Granchi, e all’iniziativa “Le parole perdute e ritrovate”, è che le persone che vi prenderanno parte siano curiose e motivate a raccontare: se stesse o i loro sogni, non importa, purché, per il tempo del narrazione, possano provare l’emozione della scrittura che può abbattere i muri e far volare oltre le sbarre che in un carcere non sono immagini metaforiche.

Marina Berti

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