Ma che paura avevamo un anno fa esatto a quest’ora? Eh sì, perché nella notte tra l’8 e il 9 febbraio 2023 iniziò lo sciame sismico che avendo (per fortuna) magnitudo bassa ma epicentro (per sfortuna) sotto i nostri piedi ci fece ballare per diversi giorni e stare parecchio in apprensione.
Certo, lo confesso, chi come me vive con un animale (una gatta rossa in questo caso) se era un terremoto “di quelli bòni” come diceva il mì nonno si stava lustri.
La scena a ripensarci fu comica: alla prima scossa forte la gatta in collo sobbalza e scappa, io corro dietro la gatta e intanto cerco il trasportino, tiro fuori la gatta di sotto il letto, la infilo nel trasportino, prendo una coperta perché fuori era un freddo birbone e, finalmente, usciamo. Un anno. Lungo.
Siena, del resto, è città sismica e negli anni gli episodi simili ne abbiamo vissuti. Un anno era dicembre, me lo ricordo perché era il mio compleanno, e durante la cena i bicchieri di prosecco ballavano sul tavolo (terremoto sì ma con bollicine) dormì per notti con borsa pronta, trasportino, piumino, zaino davanti alla porta. Il problema era il solito: nel tempo di “acchiappare” Zaccaria poteva franarci la casa in testa. Ma credo che in molti, nonostante le buone pratiche che ci insegnano i volontari della Pubblica Assistenza e con le varie attività proposte da #iononrischio su come affrontare le calamità, se c’è in casa un animale per me è andata. E quindi non fate come me
Ma, del resto si sa, Siena città di terremoti lo è da sempre: il 16 dicembre 1320, raccontano le cronache, la nostra città vive uno dei “maggiori terremoti che mai fussero uditi”. Ma altrettanto “spaventosi” per la popolazione sono quelli del 1294, del 27 dicembre 1361 e del 12 ottobre 1430. E come non enumerare poi l’interminabile sciame sismico durato dal gennaio all’agosto del 1467, nel quale si contarono ben 160 scosse, e che meritò, addirittura, di essere immortalato in una Tavoletta di Biccherna di Francesco di Giorgio Martini “Siena al tempo de tremuuoti” (conservata in Archivio di Stato di Siena –Museo delle Biccherne).
Il terremoto più distruttivo che Siena abbia vissuto, “l’orribile scossa” del maggio del 1798, è tristemente noto, ma forse è meno noto che il tabernacolo posto in Piazza del Campo alla bocca del Casato e dedicato alla Madonna dei terremoti venne fatto dipingere proprio in segno di gratitudine perché quella parte della città non subì gravi danni.
Così come ancora oggi in duomo, ogni 14 agosto alle ore 13, si celebra “la messa del terremoto” dato che Siena venne risparmiata dal sisma del 14 agosto del 1846 che colpì gravemente la Toscana.
Dunque eccoci qui un anno dopo a ricordare e scrivere di storia, perché anche quei giorni del febbraio 2023 ormai sono “ieri” e sono storia e noi, fortunatamente, oggi siamo qui a raccontarle.
Maura Martellucci