La Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla ogni anno, il 15 marzo, si celebra per sensibilizzare la popolazione sul delicato tema dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, ponendo l’attenzione sulle strategie di prevenzione, diagnosi e cura.
I disturbi del comportamento alimentare sono problematiche altamente complesse, la cui diffusione risulta in aumento, anche in relazione agli effetti della pandemia. Questi disturbi, caratterizzati principalmente da anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata, colpiscono in Italia circa 3 milioni e mezzo di persone all’anno, di cui il 70% adolescenti.
Maggiormente interessati risultano i giovani e le donne, ma si sta registrando un incremento anche nella popolazione maschile. I dati mostrano inoltre un preoccupante aumento dei casi con età di esordio sintomatologico estremamente precoce. I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono patologie che richiedono interventi tempestivi e multiprofessionali, come definito dalle linee di indirizzo nazionali. Il Fiocchetto Lilla è pertanto il simbolo di tutte le persone che hanno lottato e lottano contro questi disturbi per dimostrare che con interventi tempestivi e appropriati si può guarire.
Abbiamo chiesto un parare alla nostra Cristina Rigacci. Ecco cosa ci ha detto.
“L’uomo è fatto delle sue credenze. Come egli crede, così egli è”
(Bhagavadgita,500 a.C.)
Quando parliamo di Disturbi Alimentari il riferimento è ad una variegata gamma di disturbi che interessano comunque il rapporto della persona con il cibo (DSM 5 TR; 2023). Senza entrare in dettagli ed evitando tecnicismi medico-psichiatrici o psicologici, è possibile affermare che per “Disturbo del Comportamento Alimentare” (DCA), si deve intende una sindrome caratterizzata da un’alterazione persistente del comportamento alimentare e delle condotte connesse con il cibo che diano luogo, come risultato finale, ad una inadeguata assunzione e assorbimento degli alimenti. Tale disturbo, non causato direttamente da patologie internistiche o da altri disturbi psichici, può compromettere in modo significativo il funzionamento psicosociale e il benessere fisico del paziente. (A persistant disturbance of eating behavior or a behavior intended to control weight taht significantly impairs phyisical health psychosocial functioning and that is not secondary to a general medical condition or another psychiatric disorder) (Fairburn, Harrison, in Lancet 361, 2003).
Essendo vari e variegati i DCA, con riferimento a studi seguiti ed eseguiti nel mio lavoro, mi soffermo, per adesso, in questo breve scritto, a parlare dell’anoressia soprattutto in adolescenza che attualmente rappresenta una delle problematiche più presenti e più impattanti sul benessere psicofisico dei giovani (e non solo) (Cocchini, 2011). Infatti, a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso, i disturbi del comportamento alimentare hanno presentato un tale incremento di incidenza nella popolazione da indurre alcuni Autori a parlare di epidemia sociale (Gordon, 2000). La ragione di tale aumento sarebbe, secondo un’opinione largamente condivisa, nelle profonde trasformazioni socio-culturali che hanno interessato le società occidentali. Inoltre, la patologia alimentare per i suoi legami con l’identità corporea, che mai come in questa epoca è connessa con la sicurezza del Sé, con il cibo, con l’ossessiva attenzione all’apparenza, si presta a rappresentare la metafora del nostro tempo, ad esprimere molti dei grandi temi, paure, contraddizioni della nostra epoca (Charmet, 2000). In tanti si sono chiesti e tutt’ora si chiedono perché questa elevata incidenza dei disturbi del comportamento alimentare in adolescenza (Della Grave, 2001; 2013). Non ho la pretesa di una risposta assoluta ma qualche idea, occupandomi del fenomeno me la sono fatta…..
L’adolescenza (dal verbo latino alere: nutrire; colui che va nutrito) è una delicata opportunità di crescita dell’individuo che è improvvisamente sorpreso dalla necessità di vivere una perdita di riferimenti, una “destrutturazione”, preludio necessario, tuttavia per accedere alla costruzione di una nuova e più matura identità (Crocetti, 2020). È il tema della costruzione dell’identità, della sua difficile strutturazione negli adolescenti, che fa da sfondo a questo fenomeno nuovo e la malattia può assumere il ruolo di una nuova forma di soggettività (Fairburn, Cooper & Shafran, 2003). Quindi il disturbo anoressico-bulimico esprime lo spirito del tempo attuale, si fa riflesso di una società in cui l’estetica diventa fondamento dell’etica e, può assumere il significato di comportamenti adattativi: un tragico tentativo terapeutico nei confronti di una situazione di minaccia, di invasione di un Io che si avverte incapace di gestire lo stress e che percepisce tutto il proprio appetito verso l’esterno, ma lo vive come una minaccia alla sua identità, una minaccia di perdita dei limiti, di dissolversi nell’oggetto del bisogno (Bruch, 1962; 1973). In linea con tutto ciò, molti altri autorevolissimi studiosi, sempre negli ultimi decenni, hanno anche focalizzato la loro attenzione sui fattori personologici, o caratteristiche di personalità, che possono andare a predisporre l’insorgenza (o sul mantenimento) di tali problematiche. A tal proposito, c’è chi parla di rimuginio e controllo (Sassaroli & Ruggero, 2010), chi di perfezionismo disadattivo (Pratt et al., 2001) oppure di preoccupazione per gli errori, interpretati come equivalenti al fallimento (Halmi et al., 2000). Ma, soprattutto, è stato notato come anche le situazioni interpersonali problematiche che possono influenzare la gravità di un disturbo del comportamento alimentare: le più frequenti di esse sono le tensioni familiari e gli eventi interpersonali sfavorevoli (Fairburn, Cooper & Shafran, 2003).
Ma al di là di tutto questo, cosa resta o cosa può restare a tutti noi??
Di sicuro le caratteristiche emotive e organiche dell’anoressia nervosanon possono non far riflettere anche sugli aspetti legati alla vita della persona stessa che rischia non solo il decesso per deperimento, ma anche e spesso vede il suicidio come unica via di fuga. Per tali caratteristiche di gravità riportate anche dalle più recenti guide mediche, la prevenzione e anche un tempestivo intervento di specialisti del settore (psicoterapeuti, dietisti e non solo) sono fondamentali per il miglioramento della qualità della vita (Della Grave, et al, 2016; Brown, et al. 2004).
“Il fatto è che, in tutti i periodi della storia, i disturbi mentali di rilevanza epidemiologica o di particolare fascino illuminano un aspetto specifico della natura umana in conflitto con i tempi”
(Erickson, 1999)
Cristina Rigacci
Psicologo e Psicoterapeuta, e’ studiosa di dinamiche psicologiche sottese ad una genitorialità difficile o resa tale per la presenza di un figlio che soffre a causa di una malattia o disturbo, ha lavorato per anni con le associazioni senesi “Sesto Senso” e “Asedo” per facilitare l’integrazione di alunni con disabilità e favorire esperienze di autonomia (housing) per un piccolo gruppo di ragazzi Down. E’ tra i soci fondatori di Codini & Occhiali.
nella foto Federica e Monica
Anoressia: madre e figlia. “Abbiamo vinto ora aiutiamo gli altri”