In occasione della giornata del libro, che si celebra oggi, abbiamo chiesto ad alcuni scrittori la loro idea del libro e del senso dello scrivere. Ecco cosa ci hanno risposto Marina Berti, Luisa Patta e Giacomo Vigni. Sei uno scrittore? Vuoi darci la tua opinione? Scrivi a sociale@sienasociale.it
Marina Berti
“Cos’è un libro per uno scrittore?
È una parte di sé, della propria esistenza, del proprio essere. Almeno per me, un mio libro, un mio romanzo, un mio racconto, la mia scrittura sono parte del mio essere più profondo; sono una parte di me che a volte neppure io conosco. Ho sempre saputo di essere “scrittrice” anche quando non scrivevo; le storie vivevano in me e maturavano senza che io trovassi ancora la via della scrittura. È stato necessario vivere un’ esperienza forte, l’insegnamento in un penitenziario, perché i personaggi che erano nati nella mia mente si facessero largo e iniziassero a raccontare le loro storie a me che poi le trasferivo sulla carta. Scritta la parola fine, sentii che finalmente si era compiuta la mia creatività e la somma delle esperienze del mio passato aveva assunto un senso compiuto in quel racconto, e in quelli che seguirono. Allora, come ogni qual volta in cui ho scritto una storia, mi sono sentita complice dei miei personaggi e solidale con loro e le vicende, spesso complicate, che vivono. E siccome i personaggi dei miei scritti sono esseri fragili, con esperienze complesse, narrarle è il mio modo per dimostrare la mia simpatia e solidarietà per chi attraversa le traversie della vita, come può essere stato il detenuto suicida Jon, nella mia prima opera “La pietà dei ricordi per Jon”, oppure i tanti internati nell’ ospedale psichiatrico di Siena nel mio ultimo romanzo “Storie sommerse del San Niccolò”. Allora, dire che provo felicità quando scrivo non è del tutto corretto; direi piuttosto che mi sento compiuta nel mio amore per la scrittura.”
Luisa Patta
Cosa significa scrivere per me? Cosa è un libro?