Questa è la storia di un piccione diventato membro effettivo di una famiglia e anche mascotte di quartiere.
Qualcuno può chiedersi cosa ci possa essere di interessante nell’ascoltare una storia di un piccione perché sono spesso associati alla sporcizia e considerati anche un po’ stupidi. Se leggerete fino in fondo questa storia scoprirete un mondo diverso dalle vostre passate convinzioni.
Tutto è cominciato un giorno di luglio scorso, quando sono stata contattata da delle persone che avevano trovato un pulcino di piccione a terra, caduto da un tetto. Devo specificare che in passato mi sono occupata, in diverse occasioni, di salvare nidiacei caduti dal nido e, una volta cresciuti, sono stati sempre reinseriti con successo nell’ambiente.
Quando mi hanno fatto vedere questo piccolino, intorno ai 10 giorni di vita, ho subito notato la sua estrema confidenza con l’uomo, poiché ogni qualvolta vedeva del movimento intorno a lui cominciava a pigolare ed agitarsi per attirare l’attenzione, anche se aveva la pancia bella piena: da qui la decisione di chiamarlo “Pigolino”.
Pigolino è presto diventato un giovane piccione sano e forte, bello cicciotto e pulitissimo, ormai svezzato e tenuto più lontano possibile dall’uomo per evitare l’assuefazione alla sua presenza.
Purtroppo, poco prima del periodo propizio per la sua liberazione, ha contratto una malattia infettiva (non trasmissibile all’uomo) che ne ha reso necessario l’isolamento dagli altri piccioni e il prolungamento della degenza.
Alla fine è sopravvissuto alla malattia e, terminata la quarantena, ormai era pronto per essere reinserito in natura: pertanto l’ho portato da una mia conoscente che abita in campagna a circa 15 km da dove abito, che, in passato, mi aveva aiutato a liberare altri uccelli.
Quindi Pigolino è stato liberato, lasciando a lui comunque un riparo, cibo e acqua a disposizione, in modo che potesse abituarsi gradualmente alla vita libera.
Dopo qualche giorno mi telefona la signora a cui avevo affidato Pigolino dicendomi che erano un paio di giorni che non si faceva vedere.
Noi ci occupiamo di reinserire gli animali in natura dopo e’ la natura stessa che deve fare il suo corso, mettendo in conto, purtroppo, anche la morte dell’animale.
A dire il vero un po’ mi sono rattristata della notizia perché mi ero affezionata a quel piccione simpatico e coccoloso: gli piacevano proprio le coccole. Quando mettevo la mano dentro la gabbia, per cambiare l’acqua o il mangime o per pulirla, lui si avvicinava e infilava la testa sotto la mano strofinandosi e socchiudendo gli occhi. Come si fa a non affezionarsi?
Ormai ero convinta che Pigolino fosse morto, quando mi chiamano da un paesino a circa metà strada tra casa mia a casa della mia amica dove avevo liberato Pigolino, dicendomi che avevano trovato un piccione che sembrava molto domestico.
Una volta recuperato questo piccione l’ho riconosciuto subito: era Pigolino! Tra l’incredulità e la gioia mi sono messa a piangere: lo hanno recuperato mentre stava tornando a casa!
Mi ha fatto tante feste: sembrava un cagnolino piuttosto che un piccione.
Quindi l’ho riportato tra le mura domestiche ed ho deciso di liberarlo nei dintorni, lasciandogli sempre la sua gabbietta a disposizione per mangiare, bere e dormire, sperando che si sarebbe aggregato ad altri piccioni o che avesse trovato una compagna con cui accoppiarsi. Era la fine dell’estate.
Sono passati diversi mesi, ma Pigolino si è mostrato piuttosto riluttante a fare amicizia con altri piccioni anzi cercava la compagnia umana poiché voleva sempre entrare in casa, ma soprattutto si dimostrava molto sensibile alla voce ed al pianto dei bambini: più volte è capitato che raggiungesse in volo mio figlio sentendo la sua voce mentre giocava a qualche decina di metri dalla nostra casa, oppure che si avvicinasse agli altri bambini del vicinato, e questo purtroppo gli ha causato non poche inimicizie.
Questo gennaio abbiamo avuto una bella disavventura a lieto fine: con la famiglia siamo andati una settimana in vacanza ed abbiamo lasciato Pigolino a casa. È stato lasciato nel suo ambiente ma nutrito e coccolato da una vicina di casa amante degli animali, però dopo qualche giorno Pigolino è scomparso.
Una volta tornati abbiamo cercato Pigolino in lungo e largo, ma di lui nessuna traccia: ormai ero rassegnata al peggio. Dopo un mese circa e’ arrivata una telefonata da un amico dell’associazione di protezione animali locale che conosce il mio operato verso i volatili,: aveva ricevuto una segnalazione di un piccione che sostava davanti la porta dell’asilo del paese adiacente al nostro e che beccava per entrare dento.
Incredula ho domandato se questo piccione avesse un anellino dello stesso colore di quello che avevo messo a Pigolino: la risposta è stata sì!
Con il cuore in gola ho raggiunto l’asilo e ho controllato il piccione: era lui.
Per l’emozione ho pianto abbracciandolo e lui si è fatto fare tante coccole abbandonandosi con la testolina nelle mie mani. Era riuscito a sopravvivere un mese in libertà e, non so come, era pure ingrassato!
Tornati a casa mio figlio è stato felicissimo, ed anche i vicini di casa che gli volevano bene.
Mi sono confrontata con esperti del recupero animali ed allevatori di colombi, esponendo il problema, e mi hanno suggerito di tenerlo con me e di rinunciare a liberarlo lontano, perché comunque sarebbe tornato. Mi sono anche informata se qualche allevatore poteva tenerlo in una grande voliera in compagnia di altri piccioni, ma mi hanno scoraggiato poiché probabilmente sarebbe morto di nostalgia.
Quindi la decisione definitiva: Pigolino restava con noi, perché ormai avevo scelto la sua famiglia.
Adesso sta in una voliera grande e viene liberato tutti i giorni quando siamo in casa o in giardino e lui sta sempre nelle nostre vicinanze e si comporta quasi come un cagnolino.
Quando siamo in giardino supervisiona tutti i lavori di giardinaggio oppure i giochi all’aperto.Quando ci sono ospiti lui si avvicina piano piano, scendendo i gradini di casa esterni uno a uno e si avvicina per fare conoscenza.
Se lasciamo il garage aperto per fare dei lavoretti lui entra e si appollaia su mensole o scaffali.
Ma soprattutto quando portiamo il cane e/o il gatto a fare la passeggiata sotto casa o se usciamo semplicemente restando nei paraggi (magari il bambino fa qualche giro con il monopattino) lui ci segue in volo o a piedi tra lo stupore di vicini e coloro che si trovano a passare in zona, che vedono per la prima volta in vita loro un “piccione da passeggio”.
Adesso è questa la sua vita, non so se cambierà in bene o male, ma la sua storia e semplice esistenza ha cambiato il modo di vedere i piccioni di tante persone, soprattutto il mio.
Lungi da me l’idea di consigliarvi un piccione come animale domestico, perché comunque sono animali selvatici e come tale vanno trattati.
Pigolino è stata un’altra storia: lui ha scelto una famiglia umana, la mia, e di questo gliene sono grata, perché mi ha insegnato e mi insegna ancora tantissimo.
Martina Barbetti