Maya era il mio cane.  Era i miei occhi, nel crepuscolo, quando le ombre si allungano e la notte avanza. Era il mio naso quando il passaggio di animali selvatici, lungo la strada afferra la gola, era il mio udito durante le corse affannate e felici. Lei era tutto questo e oltre. Con lei, il mio spirito trovava un cameratismo atavico e primario. Noi due eravamo il clan di lupi, madre e figlia, diverse specie stessa identità. La sua bellezza rimandava in me una luce, un brillio di colori e la mia pelle sconfinava nel suo manto.

Un giorno, il destino, che tutto può, che tutto può… me la strappo’ lasciandomi così sola e così vuota. Una voragine inesprimibile, un senso opprimente di ineluttabilità mi aprirono il sipario di morte, inganno e illusione in cui ruotano le nostre esistenze. Tutte quante.

Da lì lo sconforto e la difesa presero il sopravvento. Decisi di non amare più, per non soffrire. Era facile, sembrava facile. Non avrei più avuto un cane. Mai più!

Ma i giorni passavano e scolorivano sempre di più il mio orizzonte, cieca e sorda brancolavo nella luce alla ricerca dei suoi occhi, del suo udito, del suo naso: i sensi erano privati di senso.

Così iniziai una indecifrabile ricerca, uno spasmodico tentativo di ritrovare qualcosa di lei: ma cosa,dove e chi? Chi poteva essere lei? Nessuna, nessuno.5
Oppure tutti .

E un giorno, lo stesso in cui il destino, tutto può, tutto può lo stesso che mi strappo’ Maya, lasciandomi così sola e così vuota, mi porto’ verso due occhi color miele.

Erano pieni di dolore e rassegnazione, desolati e soli, terribilmente soli, come i miei. Kara viveva in canile lager, dove atrocità e bestialità umana facevano  a gara.

Kara fu salvata da un’anima umana (un’intermediaria tra cielo e terra) una volontaria che la curò e la condusse a me, a noi. Ora il mio udito si mischia al suo, ora il mio sorriso riempie il suo bel muso e la vita circonda di luce un nuovo sentire.

Si dice che chi salva una vita, salva il mondo intero e tutti credono che io abbia salvato la nostra Kara, ma non sanno quanto lei ha salvato me.

Adesso ho di nuovo occhi per vedere, orecchi per sentire e qualcuno da amare.

Questo articolo e’ dedicato a Cristina Zuani e a tutti i volontari di canili e gattili, eroi invisibili il cui lavoro, incessante e sconosciuto salva il mondo.

Sarita Massai

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