«Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di suscitare emozioni. Ha il potere di ricongiungere le persone come poche altre cose. Ha il potere di risvegliare la speranza dove prima c’era solo disperazione».
(Nelson Mandela)
Questa sera avrà luogo la gara 5 di basket (finale che deciderà in un derby chi salirà in B2 se Mens Sana o Costone).
Noi di Siena, che negli anni passati, in un certo senso, siamo già stati in cielo nei tempi d’oro in cui la Men Sana vinceva tanto e dovunque, siamo poi caduti nella polvere.
Adesso la città sta riscoprendo la gioia di un Basket sano proprio grazie a questi ragazzi – molti dei quali senesi – che non hanno smesso di credere e di impegnarsi nel Basket cittadino continuando, appunto, a indossare le maglie del Costone e/o della Mens Sana.
Tutto ciò mi ha fatto pensare allo sport che unisce a prescindere dalla categoria. Ecco cosa ne ho ricavato….
E’ noto che lo sport ha un influsso positivo sulla vita di comunità, sulla salute pubblica, sulla socializzazione di bambini, giovani e adulti, sull’inclusione sociale delle persone svantaggiate quindi benessere psico-fisico del singolo e della collettività in generale (Summa, 2016).
C’è anche chi sostiene che sostiene che la natura associativa della partecipazione sportiva, e in particolare delle organizzazioni sportive, può costituire un mezzo per la generazione di capitale sociale, e che lo sport contribuisce a costruire l’identità della comunità e un senso di comunità e di appartenenza (Tonts, 2005).
In quest’ottica lo sport può essere considerato il mezzo per costruire la coesione sociale e la capacità di legame (Zakus, Skinner, & Edwards, 2008). Non a caso, forse, già nel 1923 l’antropologo Marcel Mauss definì la pratica sportiva come “un fatto sociale”, cioè un complesso di attività che comprende ambiti diversi, che spaziano da quello puramente sportivo fino ad arrivare alla politica.
In tal senso, almeno seguendo l’idea dell’autore lo sport può essere visto come lo specchio della nostra società, in grado di trasmettere modelli di vita e pratiche di comportamento più o meno virtuose e, in tal senso, andare a costituire un importante momento di formazione, sia da un punto di vista motorio che psicologico- emozionale, capace di contribuire attivamente alla formazione delle personalità dei soggetti coinvolti. (Bonous, 2016)
Ma, perché giocare insieme e impegnarsi? E soprattutto perché è importante farlo? Secondo molti (Speltini, 2023) la vita associativa costituisce o favorisce un tipo di apprendimento quanto mai saliente in un’epoca in cui prevale il modello esistenziale della vita urbana e in cui sono in crisi i sistemi di legami sociali che hanno costituito il terreno privilegiato di una specie sociale, come la nostra.
In tal senso uno dei primi benefici della pratica sportiva in gruppo è quello di aprire l’accesso ad un mondo popolato da altri praticanti, con i quali ci si confronta, si collabora, si compete, si comunica, si intrecciano legami che non di rado escono dal contesto sportivo per divenire rapporti di vera e propria amicizia. Inoltre, la possibilità di condividere le sensazioni e i sacrifici legati agli allenamenti in vista delle competizioni sancisce un forte legame fra i membri di una squadra e la possibilità di avere uno spazio condiviso, un‘area comune in cui interagire con gli altri atleti è un elemento fondamentale nella creazione di senso di comunità (Warner e Dixon, 2011).
Detto tutto ciò ma tornando alla partita di questa sera, personalmente parlando, credo che in fondo in fondo a molti senesi, alla fine, importerà poco di chi vincerà o perderà quell’importante derby che ha mosso queste mie lucubrazioni.
Per noi (e scusatemi se parlo al plurale ma vorrei sperare che fosse davvero così per tutti!!) – che a Siena siamo abituati (Palio docet) a vivere l’odio e l’amore per qualcosa che ci appartiene, così come le vittorie e le sconfitte, come elementi che dividono unendo e unendoCI – solo il fatto di trovarci di nuovo ad un passo dai traguardi più importanti è già, di per sé, un qualcosa di magico e quella campanina che invochiamo sempre la sentiremo comunque, in qualche modo suonare e quel “Siena trionfa immortale” credo che echeggi comunque dentro di noi. Quindi in bocca al lupo a tutti e…..
«[…]
Sona sona campanina, che per me non soni mai
Questa sera sonerai, sonerai soltanto per me
E din don, din don.»
Cristina Rigacci
Psicologo e Psicoterapeuta. Studiosa di dinamiche psicologiche sottese ad una genitorialità difficile o resa tale per la presenza di un figlio che soffre a causa di una malattia o disturbo, ha lavorato per anni con le associazioni senesi “Sesto Senso” e “Asedo” per facilitare l’integrazione di alunni con disabilità e favorire esperienze di autonomia (housing) per un piccolo gruppo di ragazzi Down. E’ tra i soci fondatori di Codini & Occhiali.
(la foto e’ tratta dalla pagina Facebook ufficiale del Costone)