Giulio Burresi Contradaiolo del Leocorno ci scrive una storia di speranza: di altruismo, di speranza in un mondo migliore. Il nostro protagonista, alcuni giorni fa, aveva smarrito il suo portafoglio: con denaro contante, documenti e altro. Grazie all’iniziativa di un senese e alla rete formata dai social, lo ha ritrovato.
‘I valentuomini non vogliono nessuna insegna’.
Era mezzogiorno. Si trovava nella biblioteca del Seminario Pasquali e aveva letto questa frase. Maria Corti, una grande filologa e scrittrice del secondo Novecento, l’aveva riferita a Paola Barocchi, una storica dell’arte sua amica, per l’umanità, per la passione per la ricerca, per l’attenzione ai giovani ma soprattutto per l’umiltà e per la disponibilità al dialogo.
Era una giornata di sole. Ritornò verso Borgo Largo e si affrettò a evitare lo sguardo sulla libreria sotto ai portici. Aveva speso molti soldi, ultimamente, e sapeva quanto questo fosse un costante negativa nella sua vita di studente.
Ogni volta che era ansioso, cercava rifugio in nuovi libri, soprattutto poesia e saggi di storia dell’arte o di storia. Da qualche anno, non riusciva a leggere romanzi, se non i classici italiani del Novecento, come Natalia Ginzburg, Elsa Morante o Giorgio Bassani.
Così, si fermò sul Ponte di Mezzo per una pausa. Da lì vedeva Palazzo Blu, il Victoria Hotel e Palazzo Agostini, dove aveva abitato per anni con i nonni. C’era ancora la nobiltà, nonostante fosse cancellata dalla Costituzione. Abitare a Palazzo Agostini, gli ricordava l’inizio del terzo libro della Recherche, quando l’io narrante si trasferisce in un’ala di un palazzo nobiliare. La Contessa, proprietaria di Palazzo Agostini e di chissà quanti altri alberghi, case, fondi, tra Pisa, Corliano e la Sicilia, si faceva chiamare così, aveva una cameriera vestita di tutto punto ma era solo, fortunatamente, forma. Infatti, era cordiale e alla mano.
Continuò verso la stazione. Cosa mancava a Pisa? Un ambiente sereno in cui studiare. Forse, c’era tanta, troppa competizione e pressione da parte dei professori. Forse no. Ci rifletteva mentre il treno partiva e tirò fuori il portafoglio per gingillarsi con la foto di sua nonna Giuliana, che era stata fondamentale per lui.
L’aveva iniziato alla storia, alla letteratura, alla storia dell’arte. Ricordava quando, da piccolissimo, lo portava all’unico parco di Siena, la cosiddetta Lizza, per leggere ‘Cuore di cane’ di Bulgakov mentre insieme mangiavano il pollo in galantina.
Fu un momento, non si accorse di niente.
Arrivò a Siena e capì di non avere più né documenti né soldi: aveva perso il portafoglio.
Girandola di telefonate, era ancora in treno? Gliel’avevano rubato?
Di corsa dalla polizia in via del Castoro, che però aveva bisogno di un documento.
Allora pensò a Beccafumi, i cui affreschi sono accanto a una stazione dei carabinieri in piazza San Francesco.
Fece la denuncia e tornò nella sua Contrada.
Fu mentre pensava a altro che arrivò un messaggio su Messenger: ‘Un mio amico ha trovato il tuo portafoglio e vuol restituirtelo. Abita a Siena’.
Rimase impietrito, felice. Ritrovò quella fiducia nell’umanità che gli anni passati gli avevano tolto. Aveva ragione Pascal: ‘I valentuomini non vogliono nessuna insegna’.
Freiburg im Breisgau, 16/07/2024
Giulio Burresi