Il vecchio al mare” di Domenico Starnone: un lungo racconto da leggere in vacanza 

Domenico Starnone, fin dal titolo di questo suo ultimo lavoro, “Il vecchio al mare”, edito Einaudi, evoca uno dei capolavori della scrittura novecentesca, “Il vecchio e il mare” di Hemingway.

Lo fa rovesciando i parametri di giudizio e quei sapori,  mitico e mistico, che caratterizzando il secondo si trasformano in un approccio ironico, o autoironico, del vecchio che, di fronte al mare, si siede e osserva.

Non c’è nulla di quello sforzo epico che muove il vecchio pescatore di Hemingway; l’ anziano scrittore e poeta di Starnone rincorre, goffamente, per certi aspetti, un’ ispirazione che gli sfugge anche quando gli si presenta di fronte.

La sua età non gli permette di  osare e lui resta con il pugno di sabbia nelle mani. È un rovesciamento di quel rispetto che meriterebbero gli anziani, che ricorda per certi aspetti, le figure dei vecchi che popolano i racconti di Svevo.

Detto ciò, però, anche il protagonista di “Il vecchio al mare”, alla lunga, dimostra di essere un eroe dall’ esistenza normale, ma in realtà straordinaria, come tutte le esistenze.

La scelta di osservare aspetti del mondo che lo riportano alla propria infanzia e giovinezza, il tentativo di restituire vita alla propria madre, bellissima agli occhi del bambino che fu il protagonista, ma strappata ai suoi affetti troppo giovane, il farsi spettatore, su un divano di un negozio d’abbigliamento o sulla seggiolina in spiaggia, di vicende che raccontano un mondo in cui il vecchio si trova, quasi casualmente, altro non è che la risposta ad un destino che si rivela al lettore solo nelle ultime righe, quando tutto assume un significato inaspettato.

Il protagonista, che forse sente di non essere molto più di un vecchio che appunta fatti di vita su un taccuino, in quel preciso momento assume, all’ occhio del lettore, uno spessore quasi “epico” e una dignità nuova che capovolge il giudizio che ci si era fatti fino a quel punto della lettura.

Seppure questo lungo racconto potrebbe sembrare, a prima vista, una storia semplice, narrazione della normalità di fatti quotidiani che avvengono in una normale località balneare, a fine stagione estiva, in realtà l’autore dissemina la narrazione di piccoli eventi quasi banali che, volente o nolente, obbligano il lettore a ragionare sul significato della vita e delle vite, proprio a partire dall’ idea della banalità della stessa, insignificante, ma significativa per ognuno dei suoi interpreti.

Marina Berti

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