In occasione della “Giornata della Cultura Ebraica”, anche io ho visitato il cimitero ebraico di Siena. Istituito fin dal XVI secolo, divenne un’esigenza della comunità che si era accresciuta con l’arrivo di famiglie provenienti dal resto della penisola.

Il cimitero, attualmente, si estende per una porzione di terreno di circa un ettaro e mezzo e la sua conformazione è il risultato di un ampliamento realizzato intorno al 1890 anno, in cui venne realizzata la cinta muraria.

L’area più antica si sviluppa partendo dall’alto lungo pendio boscoso della collina dove si trovano tombe che risalgono al XVII secolo. All’interno del cimitero si conservano circa 100 monumenti funebri di diversa tipologia ascrivibili ad una epoca compresa tra il XVII e il XX secolo, ma si suppone che vi sia un numero molto alto di lastre tombali attualmente non visibili perché interrate a seguito dei movimenti di terreno verso il basso e per la successiva sedimentazione dello stesso che le ha ricoperte.

Le tombe, come nella tradizione ebraica, sono rivolte verso est, verso Gerusalemme.

Negli archivi senesi ci sono documentazioni che ne attestano l’evolversi nel tempo: dalle sepolture più antiche, alle sepolture di epoca francese (comprese le vittime del Viva Maria), fino alle Guerre Mondiali e ad oggi).

In archivio di Stato redatto dalla Balia e datato 1612, ad esempio si legge: “che per tanto tempo che non è memoria d’uomo i morti che sono stati per i tempi di detta università ( cioè Comunità, n.d.r.) sono seppelliti in un campo…”

Da qui e prima di qui una storia da scoprire e certo un luogo da visitare e cercare di capire.

Maura Martellucci

 

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