La storia di Siena nelle sue strade
A vent’anni dall’uscita dello “Stradario/StraNario. Storia, curiosità e stranezze nei toponimi di Siena”,  Roberto Cresti e Maura Martellucci si sono messi all’opera per Sienasociale.it: obiettivo e’ raccontarvi (anche con nuovi aneddoti, curiosità e aggiornamenti) la storia delle strade della nostra città.
La rubrica che avrà cadenza bisettimanale avrà bisogno anche delle “vite” di chi ci ha vissuto, di dettagli e quanto altro per arricchire così e tenere viva la loro memoria e quella dei senesi.
Oggi cominciamo con….
VICOLO DEL TIRATOIO: l’arte della lana e Santa Caterina
Il vicolo del Tiratoio inizia dalla piazzetta antistante fonte Branda per scorrere parallelo a via di Santa Caterina e sfociare nella costa di Sant’Antonio, fiancheggiando l’edificio dove nacque la santa.
Il tiratoio, la “domus tiratorium” come viene definito dalle carte trecentesche, era il luogo dove si effettuava l’ultima fase della produzione tessile: dopo essere stati conciati e follati nelle gualchiere, gli impianti meccanici azionati dall’acqua dove si rassodavano e lavavano i panni, quest’ultimi, ancora bagnati, erano tesi ad asciugare su appositi tenditoi, detti appunto tiratoi.
L’allestimento e la gestione di questi mezzi di produzione erano affidati a privati cittadini e alle corporazioni dei lavoratori.
Nella Siena di inizio Trecento troviamo ancora alcuni privati che possedevano dei tiratoi, concentrati soprattutto nel popolo di Sant’Antonio, ossia nella zona di Fontebranda visto che questa chiesa si trovava di fronte alla casa di Santa Caterina e fu demolita intorno al 1940 per costruire il “Portico dei Comuni d’Italia”.
Di lì a poco, però, i privati vennero soppiantati dall’Arte della Lana, la corporazione che riuniva i produttori di panni, soprattutto a causa degli alti costi di mantenimento di queste strutture. I tiratoi in origine erano posti all’aperto e potevano essere “retti” o “piani”, a seconda che l’intelaiatura destinata ad accogliere i panni fosse, rispettivamente, perpendicolare o parallela al terreno. Progressivamente i primi sostituirono i secondi, occupando meno spazio e permettendo un’asciugatura più rapida. Intorno alla metà del XIV secolo ci fu un’innovazione importante: gli impianti vennero allestiti all’interno di grandi costruzioni; tra il 1338 e il 1346 ne furono realizzate ben cinque, due nel borgo di Santa Maria, due nel popolo di Sant’Antonio e una nella contrada di San Lorenzo (zona via Garibaldi). In particolare nel 1344 l’Arte della Lana decise di costruire nel popolo di Sant’Antonio una “domum bonam” sviluppata su due piani, a pianta rettangolare della grandezza di metri 40 x 15 circa, dove approntare un grande tiratoio. Questo edificio, profondamente modificato nei secoli da rifacimenti in muratura e restauri continui, oggi sede, tra l’altro, delle monache di Santa Caterina e di un asilo materno, è ancora visibile lungo il vicolo del Tiratoio, che da esso prende il nome.
Il brano è tratto (aggiornato) da “Stranario/Stradario. Curiosità e stranezze nei toponimi di Siena” di Roberto Cresti e Maura Martellucci (Betti Editrice Si)

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