La scrittura come rielaborazione del lutto. Abbiamo letto per voi “Il mio cantiere” del dottor Andrea Friscelli. Prefazione a cura di Vanna Galli presidente di QuaViO odv.

L’autore Andrea Friscelli, nella sua raccolta intitolata “Il mio cantiere”, edita per Joyprint, Bari (2024), scandisce il tempo che inesorabilmente passa da quel triste 1 maggio 2022 attraverso un costante, commosso e appassionato dialogo immaginario con l’amatissima moglie Paola (“Paolina”, come affettuosamente la chiama), strappata alla vita a causa di una sofferta malattia, lasciando così la famiglia, e soprattutto l’autore, a dover affrontare il resto della vita senza di lei, fatto di ricordi sempre vivi e di una ricerca quasi ossessiva di un suo contatto, di una qualche risposta o manifestazione.

Sotto forma di dialoghi immaginari, lettere e pensieri, l’autore tiene il conto del tempo che passa registrando le date in cui scrive, come a voler aggrapparsi in tutti i modi al giorno presente per paura di allontanarsi sempre più da quell’ultima volta in cui ha visto Paola e di frapporre metaforicamente un ponte che invece di collegarli, li separi irrimediabilmente.

L’autore sa bene che non si può tentare di percorrere quel ponte nella direzione di chi non c’è più, ma che si deve necessariamente andare avanti; come nel famoso mito greco di Orfeo ed Euridice si racconta l’illusione di poter raggiungere l’aldilà per riportare in vita chi si ama per poi scoprire con folle dolore che ciò non è possibile, in questa raccolta Andrea Friscelli parla proprio di come affrontare la realtà quotidiana che costringe ad andare avanti senza poter né dover voltarsi indietro e lo fa attraverso il concreto gesto dello scrivere.

La scrittura ha, infatti, il poter di far rivivere, in un’altra forma, una forma poetica, la sua amata Paola.

Grazie alla scrittura, l’autore trasforma gli innumerevoli ricordi di una lunga vita passata con sua moglie in un’originale materia narrativa e poetica attraverso la quale Paola rivive e si manifesta, seppur non fisicamente, confortandolo, consolandolo, rassicurandolo, proteggendolo e riscaldandolo contro la fredda paura dell’abbandono.

La scrittura riesce a fa rivivere i cari e consente di creare una dimensione spazio-temporale in cui chi amiamo e non c’è più viene integrato dentro di noi, come quel pezzo di puzzle importante e imprescindibile che permette di mettere insieme i frantumi causati da un lutto.

Ilaria Miriam Mennuni

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