Questa sera non sono qui ad insegnarvi niente. Sono qui solo a raccontarvi la mia esperienza: semplicemente“. 

Un Matteo Betti reale, vero, sincero: come sempre. Il campione senese si e’ confrontato, ieri sera,  con tanti giovani per rispondere a molte domande. L’incontro e’ stato organizzato dall’azione cattolica di S. Ansano a Marciano (Siena).

Sullo sfondo il titolo dell’evento: “vivere al massimo per essere felici”. Matteo ha fatto una piccola premessa sulla sua vita e poi si e’ concesso agli interrogativi: “mi piace tanto parlare con i giovani”. Loro, i giovani, non si sono fatti attendere. Ecco alcuni bellissimi scambi.

Chi ti ha dato di più?

Sicuramente il primo pensiero va ai miei genitori che mi hanno dato gli strumenti per fare da solo, essere indipendente. Dal punto di vista sportivo, devo tanto agli allenatori, ai preparatori e ai compagni che si allenano con me. Devo tanto alla mia famiglia, e mi riferisco a mia moglie e mio figlio, che non mi fanno mai mancare il loro sostegno”.

Il migliore successo.

La decisione di fare scherma su carrozzina. Il cambio di prospettiva mi ha segnato: ho imparato grazie alla mia disabilità che a quel punto si e’ rivelata opportunità”.

Sull’esperienza da consigliare, l’atleta tricolore non ha dubbi.

Penso che se ognuno riuscisse a camminare 5 minuti in un villaggio paralimpico cambierebbe la propria prospettiva: e’ stata esperienza incredibile, una delle più potenti che ho fatto” .

La differenza tra atleti disabili dalla nascita e atleti che disabili ci sono diventati in seguito ad esempio ad aventi traumatici.

Per i primi e’ più facile. Io per esempio non conosco la sensazione di saper muovere, nello stesso modo, le mani. Dal principio ho cercato soluzioni alla mia condizione. Per me e’ normale, da sempre, la mia vita. Per chi, invece, ha un incidente e’ più complicato: sa quello che ha perso. In ogni caso, a fattore comune, la vita va vissuta pienamente sempre”.

Come sei uscito dai momenti difficili.

Conosco un modo solo: lavorare. Non trovando scuse, mi sono allenato, ho sudato. Ci sono cose sulle quali possiamo incidere ed altre no. Impegnamoci più possibile sulle prime.Il valore non lo da il risultato raggiunto ma il percorso per raggiungerlo.”

In conclusione, la sintesi di tutto. L’essenza che rimane.

Le Paralimpiadi sono state un grande successo televisivo e sul web. Il pubblico, il tifo per la prima volta ha valutato l’aspetto sportivo e agonistico più importante di quello sociale. Questa e’ una rivoluzione culturale di cui tutti dobbiamo essere orgogliosi”.

 

 

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