Mi chiamo Isaura Nencini, ho quasi 43 anni e vivo in provincia di Pisa con mio marito Paolo e mio figlio Simone”.  Inizia così una storia di speranza raccontata dalla sua protagonista che sara’ presto a Siena per un evento promosso dall’Associazione Cristiana Evangelica Senese con il patrocinio del comune di Siena. 
Al centro dell’attenzione un tema estremamente attuale quanto delicato, soprattutto tra i più giovani: i disturbi del comportamento alimentare.

Sabato 15 Marzo alle 17:00 presso la Sala delle Lupe, Palazzo Pubblico “Cibo, emozioni e storie di vita – un viaggio nei disturbi alimentari“.

L’evento e’ stato organizzato in occasione della Giornata internazionale dei disturbi del comportamento alimentare e vedrà relatrici la pedagogista Maria Chiara Macchi e proprio  Isaura Nencini (nella foto),  “sopravvissuta a 24 anni di disturbi alimentari”, fondatrice della Missione “Dove Comincia l’Amore”.

Abbiamo intervistato Isaura. Ecco la sua testimonianza.

Come inizia la tua avventura con il cibo? 
“La mia “avventura” con il cibo inizia quando avevo 13 anni. Spinta dalla solitudine, dalla mia delicatezza emotiva e dalla pressione che avvertivo su di me, sia in casa che a livello scolastico, ho cominciato a riempirmi di cibo fino a stare male.
Vivevo le abbuffate in completa solitudine, come fosse una vera e propria droga, una droga accessibile e poco costosa. Una droga sempre a disposizione. E’ andata avanti così per 5 anni circa, raccontando un sacco di bugie per riparare alle cose che sparivano in casa e nascondendomi dietro la credenza che mangiassi tanto perché in casa mangiavano tutti tanto.
Vi lascio solo immaginare cosa può aver vissuto a scuola una ragazzina obesa, che non si cura e, per di più, con voti eccellenti!
La parola bullismo non esisteva ancora, ma me lo sono vissuto tutto. Ad un certo punto, decisi che dovevo dare una svolta alla mia vita, riprendendo il controllo di me.
E passai da un disturbo da alimentazione incontrollata all’anoressia nervosa. Perdevo un chilo dopo l’altro, mi sentivo forte, bella e mi ero convinta di avere finalmente un valore perché riuscivo a rinunciare a qualcosa per cui nessuno rinuncia: mangiare.
Quando la luna di miele dell’anoressia è finita e ho cominciato a non stare bene, ho deciso di smettere di digiunare, ma non volevo assolutamente tornare ad essere la me obesa di qualche tempo prima.
Così, mi sono ingannata e sono entrata nella bulimia nervosa che mi ha accompagnata per quasi 15 anni.
Alternavo le abbuffate a qualsiasi tipo di metodo di compenso (vomito autoindotto, digiuni, pillole, attività fisica compulsiva…). Tutto per non riprendere peso. Dovevo mantenere il controllo. Ero diventata dipendente dal controllo che avevo sul mio corpo e sul mondo che mi circondava.
Ho toccato il fondo. Stavo perdendo me stessa, la mia famiglia, il mio lavoro. Non riuscivo a pensare a nient’altro che non fosse contare le calorie e far sì che tutto quadrasse. Pensate che sono andata in crisi quando mia suocera stava per morire, non per il dolore di perderla (nonostante il dolore fosse tanto) ma perché non avrei potuto allenarmi e mangiare a casa le mie cose!”.
Cosa ti ha spinto ad essere una messaggera della prevenzione?
“Ho affrontato un percorso di recupero difficile e doloroso. Ma ne è valsa assolutamente la pena! Ho tolto i cerotti da tutte le ferite emotive che avevo, potendole disinfettare e lasciar guarire. E ora, che ho solo tante belle cicatrici, posso ricordare cosa ho sofferto e cercare di aiutare gli altri, scoprendo l’amore che Qualcuno ha per loro, l’amore per loro stessi e per gli altri, nel momento più brutto della loro vita. Com’è stato per me”.
Cosa fai in questa opera di diffusione culturale ?
“Missione DCA Dove Comincia l’Amore si occupa di divulgazione e ascolto. Porto la mia storia nelle scuole, dove mi spoglio completamente di ogni vergogna e mi racconto. I ragazzi sentono il mio cuore e, a loro volta, se hanno bisogno, non esitano a contattarmi.
Voglio far capire che avere un DCA non è un capriccio, è il risultato visibile di un dolore profondo che visibile non è. Sono presente su facebook e su instagram come @isauranencini_dca.
Propongo l’installazione di panchine lilla in ogni città della Toscana , perché sia un segno visibile della sensibilità del posto e offro ascolto. Quell’ascolto sincero e non giudicante che io, troppe volte, non ho ricevuto.
Ai giovani posso dire che loro hanno un valore. Non hanno bisogno di eccessi per dimostrare nulla. Non hanno bisogno di indossare capi firmati o avere lo smartphone appena uscito. Non sono queste cose che vi danno un valore. Ragazze, non avete bisogno di spogliarvi. Ragazzi, non dovete per forza fare i duri. Voi avete un valore semplicemente perché ci siete. Vivete. Qualcuno vi ha voluti qui. E voi valete!”
Dalla tua esperienza e’ nato uno spettacolo teatrale. Sarebbe bello portarlo a Siena. Vuoi raccontarlo?
“L’anno scorso, un Comune che aveva appoggiato l’idea della panchina lilla, mi ha detto: “Noi ti lasciamo il teatro. Tu scegli la data e fai ciò che vuoi”. Io sono una cantautrice ma un concerto mio sarebbe stato troppo semplice, a me piace complicarmi la vita!!! Così, ho scritto questo “spettacolo”, nel quale intervengono una psicologa e una psicoterapeuta, un’accademia del cinema, una scuola di danza, un ragazzo che racconta i DCA dal punto di vista maschile ed io, con i miei quadri e la mia musica. Sono rimasti tutti soddisfatti, ho visto scendere qualche lacrima tra il pubblico e il messaggio è stato forte e, usando l’arte, è arrivata ai cuori senza tanti giri di parole. Sarebbe bello portarlo a Siena”.

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