Questa e’ una di quelle storie che non fa notizia. Non riguarda un evento meritevole di attenzione di molti. Questa e’ la storia semplice di 4 (quasi) cinquantenni che, cresciuti insieme, da adulti, hanno scelto percorsi di vita assai diversi: ogni anno si ritrovano, davanti ad un caffè, per tornare indietro con il tempo e per sentirsi, anche solo per un’ora, i ragazzi che erano allora.
Ieri c’e’ stato il nostro caffè. E’ diventato un rito che ci concediamo ogni anno: stesso bar, stesse persone e sempre identici argomenti. Famiglia, lavoro, il mutuo, le mogli, i figli.
Sullo sfondo una cosa che ci accomuna, che ci unisce e che fa apparire il tempo una variabile assai trascurabile: i valori con i quali siamo stati cresciuti da famiglie simili che condividevano tanto. Dalla bottega dove acquistare il pane alla chiesa di riferimento. Dalla “Fiat Uno 5 porte” alla domenica allo stadio per vedere il Bari allo stadio San Nicola.
Siamo, tutti, figli di uno stesso sud: lavoratore, amante della famiglia. Siamo noi la generazione anni 70 che, per molti, e’ stata caratterizzata dalla necessità di lasciare la propria terra dopo gli studi: per lavorare, per un futuro, forse, migliore.
Tra questi molti ci sono io. Gli altri 3 seduti al tavolo di ieri hanno scelto di restare. Hanno fatto bene? Non saprei.
L’unica certezza che ho e che tutti i chilometri che ci hanno separato e il tempo trascorso non hanno cambiato la visione delle cose: e’ come se il sud ci abbia lasciato un “marchio indelebile” del quale, tutti, siamo orgogliosi.
E’ così la nostra ora e’ letteralmente volata. Ci siamo detti che proveremo a vederci a Pasqua a Roma o a Firenze. Ma, sono sicuro, non cambierà nulla. Ci ritroveremo nel 2024, ancora a Bari in pieno periodo festivo intorno a quel medesimo tavolo.
Sarà passato un altro anno ma noi saremo quei ragazzi di sempre.