Con l’inizio del nuovo anno ho raggiunto il traguardo di anni 60. E pensare che 9 anni fa questa meta non era pronosticabile. Invece grazie al mio donatore e grazie a tutti quelli che mi hanno e mi vogliono ancora bene, con un po’ di impegno, raggiungerò altri traguardi“.

Con queste parole il pugliese Carlo Misceo fa un bilancio della propria vita a margine della festa di compleanno che lo ha visto spegnere le candeline. Il nostro protagonista vive con un “fegato nuovo”: un organo ricevuto in dono da una persona anonima.

Avevo chiesto al buon Dio di concedermi la possibilità di vedere crescere mio figlio, ebbene mi è stata data e per rispetto a chi ha donato un pezzo di se cercherò di rispettarlo. Il mio prossimo obbiettivo è continuare a vivere per lui”.

Parole che sanciscono un legame indissolubile con la persona che, in qualche modo, vive dentro Carlo. Un atto di riconoscenza che e’ inno alla vita.

Poi un messaggio, dirompente,  a chi come lui e’ trapiantato: “l’età non conta. Tutto ciò che non è successo in una vita può succedere in un attimo, e noi tutti quell’attimo lo abbiamo vissuto. Troppo spesso ci lamentiamo degli anni che passano invece di ringraziare per il dono di averli potuti vivere. Ancora grazie a tutti voi”.

“Se io sono qui e’ perché qualcuno ha detto si”. Questo leggiamo sulla maglia di Carlo. In un si, tutta l’essenza di un’opportunità data a qualcuno che speravo di averla. Sullo sfondo una morte: mai inutile, mai banale. Più che mai, viva.

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