L’idea di scrivere un articolo e’ nata da una delle tante crudeltà verso gli animali che per giorni hanno interessato la cronaca. Il micio, chiamato poi Leone per il suo coraggio, era stato oggetto di violenza inaudita: il 14 gennaio è stato ricordato in una manifestazione.
E non e’ tutto. Aron, viene bruciato dal suo cosiddetto “padrone” dopo essere stato legato ad un palo.
Nelle epoche antiche gli animali hanno avuto ruoli diversi nelle società a seconda delle popolazioni e degli atteggiamenti che essi avevano (anche di timore o, talvolta e semplificando, di “superstizione”).
Gli Egizi, veneravano il gatto (la dea Bastet aveva il corpo di donna e la testa di gatta; ma Anubi, era il dio dalla forma di canide protettore delle necropoli e dei defunti); i Greci li adoravano; Erodoto narra che quando moriva un gatto veniva pianto come un membro della famiglia. Gli Etruschi e i Romani li tenevano in casa per uccidere i topi, e così anche nel Medioevo, benchè quest’ultimo fosse un periodo non facile per loro, specie se neri, dato che erano visti come reincarnazione del male.
Lorenzo Lotto, siamo nel pieno ‘500, nel dipingere L’Annunciazione, raffigura sia la Madonna che il gatto spaventati perchè colti alla sprovvista e anche turbati dall’arrivo dell’Arcangelo.
A lungo potremmo continuare con la disamina storica ma resta il fatto che oggi ci sarebbero leggi atte a punire tali atteggiamenti. Mettiamole in atto, applichiamole.
Da sempre penso che chi non ama gli animali non ama gli uomini, chi è violento con gli animali prima o poi lo sarà con gli uomini, chi abbandona gli animali, abbandonerà anche gli uomini.
E non entro nella frase retorica (senza offesa per chi crede) che questo non deve avvenire perchè siamo tutte creature di Dio. Penso che se un uomo è crudele dentro la crudeltà, prima o poi si manifesterà. A parole, a gesti, con la mancanza di rimorsi, con la mancanza di rispetto, con la mancanza di valori, con l’incapacità di frenare i propri istinti. Violenti fisicamente, o magari a parole, o magari con il silenzio. Qualcuno penserà forse: tutta questo per un gatto o un cane e quando viene ucciso un essere umano? Li non mi addentro perchè spero sempre (e non sempre ho ragione) che la giustizia, in quelle tragedie, non abbia bisogno di articoli come questo. Per un animale c’è bisogno.
Sensibilizzare verso chi è meno forte. Questo è il bisogno, E ce n’è bisogno per tutti noi, per continuare a guardarci allo specchio e piacerci, per continuare a guardarci allo specchio e avere rispetto di noi stessi.
La storia di SirGeorge, Serafino e Miss Rossella, gatti con storie anche di violenza alle spalle (a Serafino avevano sparato ad una spalla) ve le racconto un’altra volta , mentre Cristina Rigacci, da professionista qual è fa una disamina interessante e profonda del “perché” violenza. Ah, Serafino, SirGeorge e Miss Rossella sono stati e sono i miei gatti, rigorosamente presi al gattile, ai Cassiopei, da dove arriva anche Zero, il micio di Cristina.
Ma di loro, e di quanto fanno associazioni come i Cassiopei, A…mici miei e altre ve lo racconteremo un’altra volta. Certo è che io, nella vita, quando ho avuto bisogno forse non sempre ho trovato una mano ma sempre ho trovato una zampa.
Maura Martellucci