Medici con l’Africa Cuamm (Collegio universitario aspiranti medici missionari) nasce a Padova nel 1950. Fin dalla sua nascita l’Organizzazione si spende per il rispetto del diritto umano fondamentale alla salute e per rendere l’accesso ai servizi sanitari disponibile a tutti, soprattutto ai più poveri ed emarginati. È la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. L’intervento in Africa è infatti al centro delle attività di “Medici con l’Africa Cuamm” e si caratterizza per la realizzazione di progetti a lungo termine, in un’ottica di sviluppo. Grande attenzione viene perciò data alla formazione in Italia e in Africa delle risorse umane dedicate, nella ricerca e divulgazione scientifica e nell’affermazione del diritto umano fondamentale della salute per tutti.
Gli obiettivi principali di “Medici con l’Africa Cuamm” sono fondamentalmente due: – migliorare lo stato di salute in Africa, nella convinzione che la salute non è un bene di consumo, ma un diritto umano universale per cui l’accesso ai servizi sanitari non può essere un privilegio ;- promuovere un atteggiamento positivo e solidale nei confronti dell’Africa, ovvero il dovere di contribuire a far crescere nelle istituzioni e nell’opinione pubblica interesse, speranza e impegno per il futuro del continente.
Attualmente, l’ONG opera nei seguenti Paesi: Sierra Leone, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Etiopia, Uganda, Tanzania, Angola e Mozambico.
Da tempo leggo e seguo con curiosità le attività di “Medici con l’Africa Cuamm” e finalmente ho l’opportunità di interloquire con un loro medico, il dottor Mattia Fattorini, al quale chiedo cosa spinge un professionista ad aderire ad un’Organizzazione di questo tipo, quali sono le difficoltà quotidiane, i successi ottenuti, le aspettative e i progetti per il futuro:
“La mia esperienza in Africa con il CUAMM risale al 2018, quando ho potuto svolgere 6 mesi del mio percorso di specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva in Angola, presso l’Ospedale di Chiulo (piccola località nel sud del Paese). Insieme al mio tutor, ho avuto l’opportunità di dedicarmi a vari progetti, riguardanti in particolare vaccinazioni pediatriche, controllo della tubercolosi, salute materno-infantile e malnutrizione.
Quando si parte per affrontare tali esperienze, tante sono le aspettative ma ancora di più sono i “dubbi”: dubiti di essere all’altezza dei compiti che ti attendono, di saper superare la barriera linguistica (in Angola si parla il portoghese), di poter affrontare una realtà così diversa da quella di tutti i giorni. Ma tutto passa in secondo piano quando pensi alla prospettiva di poter andare a portare le competenze acquisite attraverso anni di studio “nell’ultimo miglio”, ossia (per utilizzare un’espressione cara al CUAMM) là dove c’è più bisogno e maggiori sono le difficoltà”.
Al dottor Fattorini chiedo anche quanto, una scelta professionale così complessa, condizioni la propria vita privata:
“Ovviamente, non è sempre facile intraprendere un percorso che ti porta a stare lontano da casa per mesi, in un ambiente profondamente diverso da quello di tutti i giorni. Ma è stato un modo per mettersi alla prova, e per capire se la cooperazione internazionale avrebbe potuto rappresentare per me un percorso lavorativo idoneo. Sfortunatamente, l’arrivo della pandemia non mi ha permesso di ritornare a Chiulo ad inizio 2020, dove per altri due anni avrei portato avanti i progetti già iniziati. Ma sono certo che si tratta solo di un arrivederci!”.
Sono anche curiosa di sapere quale sia stato il momento più bello e quello più brutto vissuto “sul campo”:
“Sicuramente il momento più emozionante è stato vedere, negli ultimi giorni della mia permanenza, i progressi ottenuti nei progetti intrapresi. La mia attività prevedeva visite settimanali in villaggi sperduti del deserto angolano, al fine di rendere partecipi le popolazioni rurali di servizi come le vaccinazioni e l’educazione alimentare; vedere crescere costantemente la fiducia (e la partecipazione!) nelle iniziative intraprese ha rappresentato un’emozione che custodisco dentro di me!
Il momento più brutto? Beh, lavorando sul territorio, la mia attività quotidiana prevedeva un gran numero di chilometri macinati in jeep su strade che definire “sconnesse” è un eufemismo. Nonostante la bravura degli autisti locali, ci sono stati dei momenti in cui, tra forature e insabbiamenti, avrei preferito trovarmi altrove!!!!
La foto in allegato mi vede impegnato in una sessione di vaccinazioni in un villaggio angolano. Penso che rappresenti bene cosa significhi lavorare nell’ultimo miglio!!!!!”.
L’Organizzazione si avvale anche del contributo prezioso di un gruppo di volontari ai quali ho chiesto di spiegarmi cosa rappresenta per loro quest’ esperienza. Il gruppo è composto da studenti di medicina, specializzandi e studenti di ostetricia che si sono uniti al gruppo Jenga – Insieme CUAMM di Siena come volontari (Anna D’Antiga, Camilla Dalla Gassa, Chiara Bernardoni, Chiara Petri Lorenzo Marchetti, Lucrezia Ermini, Federico Storto, Syria Ambrogetti e Miriam).
“Entrare a far parte di questa Associazione ci ha permesso di aprire gli occhi a realtà sconosciute, imparando a conoscere l’Africa grazie alle testimonianze appassionate di persone che hanno contribuito all’Africa per davvero, con le proprie mani, come il Dottor Zani, la Dottoressa Tomasini e il Dottor Rossi” mi spiega una volontaria che aggiunge:
“Ascoltare le testimonianze di chi è sceso in prima linea, ci ha permesso di comprendere cosa significhi tornare all’essenziale e riscoprire i valori alla base del servizio al prossimo; un servizio privo di eroismo, umile ma instancabile. Il CUAMM, infatti, mette in pratica dei progetti studiati accuratamente a lungo termine e replicabili in vari territori in cui operano, senza mai ledere la dignità, senza mai imporre i propri schemi culturali e/o sanitari ma anzi investire sulle risorse umane locali. Inoltre, ci siamo resi conto di come l’assistenza debba essere basata sull’ascolto e sulla collaborazione, con spirito di comunità, abbandonando quella visione individualistica ed egocentrica che ancora oggi prevale; senza necessariamente compiere grandi gesti una volta ogni tanto, ma, piuttosto, svolgendo più azioni piccole continuamente. Dentro al gruppo di Siena, noi volontari cerchiamo di dare il nostro contributo con entusiasmo come parte integrante e attiva dell’associazione: sia con campagne di sensibilizzazione qui in Italia, sia, per alcuni, attraverso il desiderio di partire e poter toccare con mano questa realtà come futuri medici. Pensiamo sia importantissimo sensibilizzare su questa tematica ancora poco dibattuta nella nostra società e far conoscere il coraggio, la forza, la grinta e l’amore che questa famiglia dona al prossimo. Anche se con piccoli gesti, già da lontano percepiamo che stiamo creando qualcosa di importante” conclude.
Lo percepisco anche io, dal vostro entusiasmo, dalla vostra professionalità, dall’amore per il vostro mandato professionale che mettete, con costanza e dedizione, al servizio per i più fragili. Per questo grazie infinite al dr. Mattia Fattorini, a tutti gli altri medici coinvolti, a Giovanna Zani che mi ha aiutato nella realizzazione dell’intervista, al gruppo prezioso di volontari, a “Medici con l’Africa Cuamm”.
Valentina Cappelli
(nelle foto a seguire la recente mostra a Siena)
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