Passioni violente. Narrare, comprendere e gestire le emozioni

La violenza di genere, la violenza che vede coinvolti giovani e giovanissimi. L’uomo maturo, il ragazzo (la ragazza) che non ha ancora superato, o da poco ha superato, la maggiore età.

A unire questi mondi, anagraficamente separati, il ricorso sempre più frequente all’uso della violenza. Nel primo caso, esercitata contro la propria compagna, spesso ex compagna, nel secondo caso, verbale o fisica, sui propri coetanei.

I quattro incontri che si svolgeranno a Palazzo Patrizi (via di Città 75) in data 7 e 28 marzo, 4 e 11 aprile, dalle ore 17.30 alle ore 19 (ingresso libero), si propongono di indagare il nesso che unisce alcune delle emozioni primarie (il dolore, la paura, il piacere, la rabbia) al gesto violento, aggressivo, omicida, come rivela anche il titolo dato all’evento: PASSIONI VIOLENTE. NARRARE, COMPRENDERE E GESTIRE LE EMOZIONI.

A farlo saranno quattro professionisti, provenienti da ambiti disciplinari e professionali distanti, ma che condividono l’idea che l’analfabetismo emotivo è sempre un fatto sociale: chi non riconosce in sé le emozioni, difficilmente potrà riconoscerlo nell’altro. Ciascun incontro prevede che ad alternarsi nel parlare – e nel rispondere alle domande del pubblico – siano ogni volta: Silvio Ciappi (criminologo e psicopatologo clinico), Jacopo Grisolaghi (psicologo, psicoterapeuta e sessuologo), Francesco Ricci (docente e saggista), Massimo Rossi (avvocato penalista cassazionista).

Movendo da un fatto di cronaca e da una pagina letteraria, nel corso degli incontri si cercherà di chiarire come il dolore origina morte, come la paura, emozione primaria di difesa, è in grado di convertirsi in aggressività, come il piacere, se mal gestito, si tramuta in dispiacere infernale, come la rabbia può rendere altamente conflittuale una relazione d’amore. Forse può sorprendere l’abbinamento di un episodio di cronaca con un testo narrativo.

Ma nel corso degli ultimi cinquant’anni anche nel nostro Paese si è verificato ciò che Italo Calvino lucidamente aveva intravisto e affidato al “Corriere della Sera” in data 8 ottobre 1975: “Nessuno scambio di parti è più funesto di quello tra realtà e rappresentazione. A Los Angeles è in corso una nuova inchiesta contro una nuova rete di distribuzione di film sadici che pare presentino squartamenti e uccisioni non simulati, pare girati in Argentina. A Roma, un film di orrore in piena regola culmina con lo strazio di due ragazze e l’assassinio di una delle due in una villa del Circeo, ma non si tratta di finzione cinematografica, bensì di quello che un gruppo di giovani benestanti credono sia la vita”.

Ecco, allora, che tanto l’esistenza quotidiana quanto la letteratura, almeno quella che ha deciso di non recidere ogni legame con la realtà, ci offrono eguale testimonianza del dilagare di una violenza che può essere contenuta e arginata solamente agendo sulle emozioni che la generano.

Sienasociale.it ringrazia Francesco Ricci (docente e saggista) per la disponibilità e cortesia 

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