Oggi per la rubrica Qua la zampa raccontiamo la storia di Sir George e Serafino, gatti amici che si sono scelti e che hanno poi scelto la nostra Maura Martellucci quale compagna di viaggio, fino all’ultimo giorno quando prima uno, poi l’altro, si sono incamminati sul ponte dell’arcobaleno…

Era solo un gatto.
Era solo un gatto arancione.
Era solo un gatto arancione con solo un occhio buono.
Era solo un gatto arancione, con solo un occhio buono ed un orecchio che non stava su.
Era solo un gatto arancione con solo occhio buono, con un orecchio che non stava su, con la FIV e la FELV
Era solo un gatto arancione con solo occhio buono, con un orecchio che non stava su, con la FIV e la FELV ed era vecchio.
Ecco, chi lo avesse guardato superficialmente avrebbe visto questo, probabilmente.
Io quando l’ho guardato per la prima volta ho visto la nobiltà di Sir George.
Io quando l’ho guardato per la prima volta ho visto il mio gatto.

Avevo promesso a Zaccaria, quando stava per lasciarci, che avrei ripreso un gatto, ma un gatto malato e bisognoso d’amore.

Sir George stava sul tetto di una cuccia all’oasi felina dei Cassiopei, al riparo dal sole perché i suoi occhi mal tolleravano la luce diretta.

Ho chiesto se potevo prenderlo e lui mi ha messo il musino sotto il braccio.
Il mio cuore si è riscaldato dopo mesi di gelo.

A Sir George era attaccatissimo un gattino bianco e nero, che zoppicava perché gli avevano sparato, aveva la FIV. Quel gattino mi si è parato davanti e mi ha guardata diritta negli occhi come per dire: che faresti tu? Mi lasceresti qui? Quel gattino altri non era che quel filibustiere di Serafino.

Così sono arrivati tutti e due ed è stata la loro e, soprattutto, la nostra fortuna.

Giorgino era la spalla solida alla quale Serafo si appoggiava, da lui riceveva tranquillità e coraggio.

Sempre insieme, inseparabili.
George accettava tutto da quel matto di Serafo che gli faceva mille dispetti. Poi ogni tanto si stufava e con una zampata nel naso lo rimetteva al suo posto.
Inseparabili.


Nelle ultime notti, quando George stava male, dato che io ho un letto alto, per farlo salire e scendere creavo, per lui, la sera, una scaletta con i libroni, così lui non faceva fatica. Perché voleva fare tutto da solo.

Con la dignità e il coraggio che lo hanno contraddistinto fino in fondo.

Sir George nel gennaio del 2017, dopo nove anni di randagismo e nove mesi di vita in famiglia, ha deciso che voleva essere libero di vivere le sue avventure da pirata nei mari del cielo.

Lui, il pirata, come tutti lo conoscevano, alla guida del suo veliero che viaggia ancora con la sua ciurma nei mari del cielo.

Ancora, dopo tanto tempo e altre perdite (Serafino lo ha raggiunto nel 2020) non passa giorno senza rimpiangerlo, senza chiedermi se potevo fare altro.

Poi, come adesso, guardo le foto dei suoi ultimi giorni e so che non si poteva fare altro.

A volte penso che sia rimasto anche di più, facendosi forza, accettando tutto perché sapeva che noi tre, senza di lui, ci saremmo sentiti spersi. Di nuovo.

Avevi la FIV, avevi la FELV. Ma accidenti alle sigle e chi ne ha paura. Non c’è stato un attimo solo nel quale ci siamo pentiti di averti adottato. Che tu ci abbia adottato.

Ci hai amato incondizionatamente. Ti abbiamo amato incondizionatamente.
Ogni giorno con te è stato un regalo prezioso.
Eppure te e Zaccaria vi abbiamo perso in meno di un anno.

Anche di recente mi è capitata una persona che non ha rinunciato ad un micio per paura di soffrire di nuovo.
Anche io avevo paura di soffrire e ho sofferto, risofferto.

Ma non aver avuto l’onore di conoscere e amare una creatura così dolce avrebbe lasciato un vuoto ancora maggiore.
Noi volevamo salvare voi e siete stati voi a salvare noi.
Ed in qualche modo, Giorgino, mi stai ancora salvando.

Naviga sempre a vele spiegate pirata Sir George e noi ogni notte, magari mentre rintocca la mezzanotte come adesso, guarderemo nel buio, col naso all’insù, nella speranza, un giorno, di rivederti. Di rivedervi, tu, Serafo e Zaccaria.

Maura Martellucci

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