Qualcuno lo definirebbe il mal d’Africa, uno stato d’animo particolare che unisce coloro che hanno avuto la fortuna di visitare il grande continente e quelle terre, così lontane da noi, ma così visceralmente vicine tanto da sentirne la mancanza non appena ci si allontana…

 

Ce lo spiega bene Laura Emili che da marzo 2023 è entrata a far parte dell’associazione Nasienasi come clounina Taaac e che recentemente si è recata in Kenia con la figlia Anna: “lei era piuttosto titubante nell’affrontare questo viaggio per cui ho voluto garantirle un percorso sicuro, ben organizzato ed avventuroso al punto giusto, anche se credo che se lo ricorderà per sempre perché ciò che abbiamo vissuto è stato forte ed emozionante!”.

Laura mi racconta che tutto nasce nel lontano 2007 quando, quasi per gioco, con un’amica decidono di fare un viaggio “inizialmente volevamo andare a Zanzibar ma l’agente di viaggio mi disse che non era fattibile e ci propose il Kenia; noi, comunque desiderose di visitare posti nuovi, abbiamo accettato. È stato indimenticabile, avventuroso, a volte spericolato e a volte rischioso, ma estremamente vero tanto da entrarmi dentro e ricordarmi ogni momento vissuto”.

Le vicissitudini della vita poi mi hanno portato a vedere altri posti nel mondo, ma ritornare in Kenia restava il mio pallino fisso, così non appena mia figlia è diventata grande, l’ho voluta coinvolgere! Abbiamo viaggiato su una jeep attraversando strade sabbiose e tortuose della Savana, tanto che temevamo ci potessimo ribaltare; siamo state sei giorni nel Safari e visto da vicino giraffe, leoni, leonesse, iene, elefanti, tutti liberi di vivere la loro vita pacificamente e nel loro habitat naturale”.

Laura mi racconta che la cosa altrettanto emozionante sono stati gli spostamenti da un parco all’altro “lì si vive l’accoglienza della popolazione locale: sono affettuosi, sempre col sorriso nonostante vivano in abitazioni fatte di paglia, sterco di mucca e qualche trave per tenere in piedi la struttura. All’interno trovi due giacigli in cui in uno dormono i genitori e nell’altro i figli. Nel mezzo, giusto un falò per scaldarsi. Il tutto senza né luce, né acqua. Incredibile… Eppure erano l’immagine della serenità”.

 

Ho voluto portare con me diversi vestitini e scarpette di quando Anna era piccola per donarglieli, sapendo delle loro pochissime possibilità; beh, non hai idea di quanta riconoscenza mi abbiano dimostrato, soprattutto i bambini che ci riempivano di baci e ad abbracci, perché non avevano mai visto fino ad allora delle scarpette e dell’abbigliamento così carino! Ci hanno voluto ricambiare mostrandoci i loro balli masai a cui abbiamo goffamente partecipato e quando è stato il momento di salutarci, ero fortemente commossa da tanto affetto, nonostante la loro vita sia così precaria e vivano la totale assenza di una progettazione futura”.

Chiedo a Laura cosa si è portata a casa “in valigia ho messo la voglia di ritornare perché quei colori, quegli odori, quei tramonti e quegli occhietti che ridono e sprizzano di felicità sono un’esperienza che smuove qualcosa dentro, solletica l’anima e dona pace…”

Forse è la scoperta di un profondo senso di attaccamento, di appartenenza e ritorno alle origini, un richiamo forte verso la terra africana e della sua gente che genera questo splendido malessere che è proprio il mal d’Africa e per il quale l’unica cura possibile è tornare a riviverla!

Grazie Laura del tuo bellissimo racconto che hai voluto condividere con i nostri lettori e chissà che non ci sia una seconda puntata a cui non mancheremo!

Stefania Ingino

Iscriviti alla nostra newsletter per rimanere aggiornato sulle attività delle Associazioni del Territorio Senese

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi