La delegazione Cesvot senese (Centro Servizi Volontariato Toscana) a fine anno ha sentito il bisogno di “tirare le fila” dello “Stato del Terzo Settore a Siena. L’evento di confronto e dibattito ha avuto luogo il 29/11 presso Auditorium Confesercenti.
Un momento di riflessione e di confronto quello chiamato “Lo stato di salute del terzo settore nella provincia di Siena” fatto tra enti, associazioni e cooperazione che ha voluto essere anche programmatico per il futuro.
A margine di questo evento, abbiamo sentito l’opinione di Valentina Carloni, Vicepresidente del Consorzio Archè nato, ormai venticinque anni fa, da quattro cooperative; obiettivo era dare vita a un soggetto capace di creare un sistema di servizi e di opportunità di inserimento lavorativo per rispondere con più efficacia ai bisogni sociali emergenti nel territorio.
A Valentina Carloni sono state poste tre domande alle quali sono corrisposti, d’istinto, tre atteggiamenti : flessibile combattivo e di stupore.
1) Quali cambiamenti rilevanti avete osservato nel Terzo Settore senese negli ultimi anni e come questi hanno influenzato l’operatività delle vostra organizzazione?
Il consorzio Archè in questi anni è stato partner importante delle amministrazioni pubbliche, la co-progettazione e la co-programmazione sono stati strumenti nuovi per la messa a sistema di servizi per alcune stazioni appaltanti.
Esperienze pionieristiche al tempo e faticose perché ancora da rodare, ma abbiamo lavorato in maniera organica col territorio per stringere sinergie: il frutto lo abbiamo sempre visto. Oggi l’interlocuzione non è così facile ma la cooperazione è pronta a mettersi in gioco guardando a trasformazioni significative che coinvolgono nuove esigenze sociali, digitalizzazioni, modifiche normative e a come tutto questo ha cambiato l’agire quotidiano”
2) Come la vostra organizzazione sta affrontando la sfida di attrarre e mantenere volontari/operatori e risorse in un contesto in continua evoluzione?
Dobbiamo ritrovare senso all’interno delle organizzazioni cooperative anche perché queste siano in grado di generare effettivamente cambiamento. Scavando nel dettaglio dovremo fare i conti con indicatori meno ottimistici quali: l’invecchiamento dei dirigenti e degli operatori non bilanciato da un adeguato ricambio generale; il crollo di iscrizioni alle facoltà e alle scuole professionali che si occupano di cura, assistenza, educazione; la carenza di personale con titoli ne è la conseguente problematica. Dobbiamo fare i conti rilevando la poca propensione a cavalcare con successo la sfida della transizione digitale o la sensazione di impotenza rispetto ad organizzare risposte efficaci ad alcuni conclamati allarmi sociali. L’esternalizzazione dei servizi da parte della pubblica amministrazione ha avuto come effetto conseguente la perdita di creatività ed autonomia per il mondo della cooperazione stessa. Spesso si è anche sfiorata, di fatto, una intermediazione di mano d’opera a basso costo. La spirale di “relazione/non relazione” con il pubblico va interrotta e si avverte la necessità di porre su un tavolo le necessarie misure che riconoscano quanto grande sia l’operato delle cooperative in favore di un interesse generale.
E’ fondamentale, nel futuro prossimo, educare all’imprenditorialità, entrare nei circuiti formativi sin dalle scuole superiori. Lavorare per “il bene comune” deve essere visto come opportunità per la valorizzazione di talenti e non come una scelta di pochi eletti oppure, peggio, come una strada che non ha attrattive, sbocchi, progettualità anche di alto livello ed in abiti attuali vedi la biodiversità, l’hurban housing, la percezione della sicurezza, la progettualità cooperativa europea.
E’ altrettanto fondamentale, nel mondo di oggi, per arrivare al grande pubblico, ai giovani, ma anche agli utenti di servizi la comunicazione. Tutti ci investono perché il lavoro sociale ha come oggetto un lavoro comune che va trasmesso, comunicato, altrimenti si perde il senso dell’agire il senso della cooperazione il senso della visione futura.
3) In che modo il Terzo Settore senese può amplificare il suo ruolo pubblico e politico per poter contribuire a un cambiamento sociale duraturo?
Può farlo dialogando in maniera costruttiva e paritaria con il pubblico e il privato. La sfida che abbiamo non è quella di rappresentare un pezzo di società ma quella di essere strumento di conoscenza e di trasmissione di valori della solidarietà, della cooperazione, della pace, del mutualismo, dell’interesse generale che devono sconfinare dal perimetro del Terzo Settore per contaminare l’intera comunità con stupore. Il Terzo Settore, con un apparente paradosso, deve smettere di essere “terzo” settore per diventare scala di valori e modello di buona vita di uno sviluppo sostenibile e coeso. Rispetto a 30 anni fa, oggi i temi sociali hanno potenzialmente una risonanza infinitamente più grande. Il tema non è come in futuro possiamo amplificare il ruolo del terzo settore ma quale proposta esistenziale fare alla comunità questo ricchissimo universo di pratiche e di idee che viviamo ogni giorno. Un sogno? Una gigantesca co-programmazione dove realmente la società civile possa contribuire a costruire un disegno diverso. Come fare? Forse è necessario cambiare le regole del gioco. Una amministrazione condivisa? Forse questa potrebbe essere uno strumento eccezionale per costruire percorsi di reale cittadinanza capaci di generare luoghi di partecipazione democratica fruibili tanto dai singoli cittadini che dalle organizzazioni.
Il senso dell’amministrazione condivisa a nostro parere ruota decisamente intorno all’innovazione e comprendere questo approccio significa cogliere pienamente l’opportunità di dare vita a nuove infrastrutture sociali disegnate da coloro che potranno essere i diretti beneficiari e, allo stesso tempo, riavviare una stagione di vere sperimentazioni in grado di scavalcare finalmente gli ampollosi impedimenti burocratici.
Molte, dunque, le riflessioni, gli spunti, le idee, i “sogni” di Valentina Carloni sul futuro, soprattutto del Terzo Settore a Siena. Ora sta a tutti quelli che ne fanno parte renderli un’opportunità e, soprattutto, una realtà.
Maura Martellucci