Ieri la prima presentazione del nuovo libro Il “mio cantiere”. Diario intimo di un lutto di Andrea Friscelli. Parole in omaggio a Paola. Edizioni Joyprint


Un’emozionante serata di riflessioni e condivisione ha caratterizzato la presentazione, ieri pomeriggio, del libro “Il mio cantiere”, scritto da Andrea Friscelli.

In quest’opera, l’autore esplora il lutto come un processo di trasformazione, un viaggio interiore che, pur affrontando il dolore, trasmette anche un forte messaggio di speranza.

L’evento, che si è svolto nella “Limonia del Giardino Segreto del Tribunale di Siena”, è iniziato sulle note della canzone “Historia de un amor”, creando un’atmosfera di dolce malinconia, prima di presentare l’opera di Mario Ghezzi, “Solitudine”, scelta, in una versione rivista, come immagine di copertina del libro.

Alla domanda iniziale di Maura Martellucci, presentatrice dell’incontro, “Perché scrivere?”, Andrea Friscelli ha risposto con una citazione di Shakespeare: “Date parola al dolore, il dolore che non parla bisbiglia al cuore di spezzarsi.”

L’autore ha evidenziato il valore delle parole scritte, custodi della memoria, e della rilettura come un’esperienza di profonda comprensione della narrazione del proprio vissuto. Secondo Friscelli, il lutto è un processo simile a quello che avviene in un cantiere, dove si lavora per rimuovere le macerie, ripensare lo spazio e ricostruirlo.

L’autore ha infatti spiegato la scelta del titolo del libro, che intende sottrarre al lutto la visione della tristezza, invitando il lettore e il pubblico a considerare la morte sotto una luce più serena: una riflessione ulteriormente espressa con la lettura della poesia Se la morte fosse bambina, di Idillio dell’Era.

Il dialogo è proseguito con l’intervento di Vanna Galli, Presidente di QuaViO, che ha espresso l’importanza di testimoniare il proprio vissuto: condividere esperienze di dolore è incontro, confronto e riconoscimento.

Rosangela Palmas, volontaria dell’associazione e facilitatrice del Gruppo A.M.A. di Siena, ha aggiunto: “È nel dolore che c’è bisogno di vicinanza”, sottolineando quanto sia essenziale il ruolo della comunità nel sostenersi reciprocamente”.

A impreziosire ulteriormente l’evento, è stata un’altra poesia, “Gli amici di Paola Cannas”, seguita dal toccante contributo dei giovani nipoti che hanno letto due lettere alla loro cara nonna, raccontando con delicatezza gli aggiornamenti familiari tra ricordi e affetto sincero.

Un gesto di dolcezza che ha chiuso l’evento in un’atmosfera di condivisione e calore familiare.

Martina Frullanti

(foto Martina Frullanti e Catia Prosperi)

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