“Quando alla nascita seppi che Andrea era un piccolo, bellissimo bambino Down non avrei immaginato del bello che stava per portare nella nostra vita”. Paola Lucentini Bisconti, presidente di “Le Bollicine” che partecipano a “Si-Sienasociale la coprogettazione che tanto vale”, parla della giornata dei disabili celebrata ieri
Per natura non credo molto nelle giornate di commemorazione: la giornata appena trascorsa non la sento come ricorrenza .
Ho il timore che, purtroppo, finché sentiremo il bisogno di dedicare alle persone con disabilita delle giornate come quella di ieri, avremo chiaro il segnale che c’è ancora bisogno di tanto lavoro, che non le viviamo con sentimenti di reprocità sentendoli parte integrante di un insieme .
Trovo il senso in tale celebrazione solo se vissuta come momento di riflessione: tanti temi, tanta strada fatta e tanta da fare .
Quando alla nascita seppi che Andrea era un piccolo, bellissimo bambino Down non avrei immaginato del bello che stava per portare nella nostra vita: attraverso lui, abbiamo conosciuto persone ,mondi, realtà sfidanti, abbiamo intrapreso percorsi impegnativi con successi e delusioni. Abbiamo lavorato sulle autonomie personali, intrapreso percorsi prima scolastici poi lavorativi ma, soprattutto, lo abbiamo ascoltato. Un ascolto attivo, al suo fianco perché potesse realizzare il suo progetto di vita.
Tutto questo rientra in una quotidianità costante: il
desiderio di oggi è che, in una società che si reputa civile ed evoluta, Andrea e le persone con disabilità siano cittadini attivi .
Nella società che sogno c’è dignità e rispetto dando ad ognuno la possibilità di essere felici. Avere gli strumenti e le possibilità per sfruttare le proprie potenzialità anche attraverso un lessico adeguato: l’uso o l’accettazione passiva di termini inappropriati finisce per dare percezioni errate della realtà.
Io non sono e non mi sento mamma di persona disabile ma di persona con disabilità. Disabile significa ” persona senza abilità”: ad Andrea mancano delle abilità ma ne ha tante altre e ritengo doveroso l’attenzione all’uso di termini che rispettino la sua persona.
Non credo neppure in narrazioni che vedono la persona descritta come “vittima” nè altrettanto neppure come “eroe”o con sensazionalismo.
La cosa migliore ritengo sia raccontare la “normalità” dell’individuo, della sua vita,del suo contesto,del sue essere.