Era il 6 aprile 2009. Alle ore 3.32 una scossa di magnitudo 5.9 colpì la città de L’Aquila. Nelle 48 ore successive quasi 11mila soccorritori del Sistema di Protezione Civile operarono sul campo.
Sono passati 14 anni dal terribile sisma che, nella notte del 6 aprile 2009, colpì con forza L’Aquila e 56 borghi dell’Abruzzo, contando 309 vittime, oltre 1500 feriti e circa 100mila sfollati. Il pensiero di ogni volontario di protezione civile, a partire da chi è stato direttamente impegnato sul campo fino a chi sa che dalle emergenze si può solo imparare a fare meglio, in queste ore è tornato a quei giorni.
I volontari comunicatori di Io non rischio – Val d’Arbia hanno condiviso sulla piazza digitale di Facebook e Instagram una storia della rubrica “Io non rischio fa memoria” dedicata proprio al sisma in Abruzzo.
“La prima volta che ho partecipato al montaggio di un campo di accoglienza per la popolazione – racconta Marco, volontario della Pubblica Assistenza Val d’Arbia – è stato per il terremoto dell’Aquila con la colonna mobile di Regione Toscana presso Castelnuovo di San Pio delle Camere. L’evento sismico era avvenuto il 6 aprile ma io sono partito l’8, la settimana prima della Pasqua. Il mio ruolo al campo è legato al mio mestiere, cioè al montaggio degli impianti, al modulo cucina e al bagno, e con un po’ di fantasia all’impianto di riscaldamento all’interno delle tende. L’escursione termica tra il giorno e la notte era molto forte: di giorno si lavorava in maglietta e la sera le temperature scendevano a zero. I sentimenti e le emozioni sono strettamente personali ma ci sono momenti e gesti che gratificano lo spirito e restituiscono a pieno il senso di comunità. Operare da volontari in un campo di accoglienza vuol dire adoperarsi anche per questo. Voglio perciò raccontarvi quello che abbiamo fatto con gli altri volontari al campo: organizzandoci con quello che potevamo avere a disposizione, abbiamo costruito una struttura che potesse sorreggere una piccola campana della Chiesa del paese e che potesse suonare il giorno di Pasqua.”
“Non perdere la memoria storica – spiegano i volontari comunicatori di Io non rischio – Val d’Arbia – insieme alla consapevolezza collettiva e a ciò che impariamo in ogni emergenza, è la strada da coltivare per crescere come comunità preparate e resilienti.”
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Emilia Di Gregorio