Grazie ad un’intuizione della professoressa Vanni, è nata la “banca del tempo”. Il tutto presso l’Istituto Tecnico e Tecnologico e Liceo Scientifico delle Scienze Applicate “Sarrocchi”. L’obiettivo è sostenere studenti che hanno fragilità. Ecco 2 testimonianze
In una società in cui le persone sono sempre più oberate da impegni, importanti o meno, in Italia sono comparse, per la prima volta negli anni 90 del ‘900, le Banche del tempo. Da allora, queste “libere associazioni tra persone che si scambiano tempo per aiutarsi nelle piccole necessità quotidiane” si sono diffuse in tutta Italia.
Possiamo definirle dei luoghi in cui si recuperano le abitudini di mutuo aiuto, tipiche dei rapporti di buon vicinato, e si sono dimostrate estremamente utili, soprattutto quando esistono condizioni problematiche nella conduzione della propria esistenza.
A Siena, c’è una scuola, l’Istituto Sarrocchi, in cui è stata istituita una “banca del tempo”. Ci racconta la genesi di questa istituzione la professoressa Michela Vanni, che di questa iniziativa è stata la prima promotrice.
“Era l’anno scolastico 2016-2017 quando vidi un servizio delle Iene in cui si narrava dell’esperienza del padre di un ragazzo autistico che, per aiutare il figlio, aveva dato vita ad un progetto che prevedeva il “prestito del proprio tempo” al suo ragazzo, da parte di compagni “normodotati”. Da qui nacque in me l’idea di dar vita ad una “banca virtuale” dove i ragazzi normodotati investono il loro tempo a vantaggio di compagni di scuola che manifestano difficoltà relazionali. Questo investimento produce effetti positivi che arricchiscono tutti i partecipanti, facendo crescere la rete di conoscenze e di amicizie e alimentando l’autostima perché, aiutando gli altri, si accresce anche la consapevolezza dei propri pregi.”
Nella pratica, come funziona la “banca del tempo” del Sarrocchi?
“Il progetto è seguito da me e dalla Professoressa Scidà, ma condiviso con gli altri insegnanti che, nel caso lo ritengano utile, ci segnalano i ragazzi che potrebbero avere dei vantaggi se “omaggiati” del tempo dei propri compagni. Noi, a gennaio, presentiamo il progetto agli studenti delle terze e quarte liceo, che hanno un minor carico di ore a scuola e minori impegni. I ragazzi ci danno la loro disponibilità e a quel punto si formano i gruppi formati da donatori e un massimo di due riceventi. I partecipanti creano un gruppo WhatsApp e a quel punto si organizzano per uscire, al di fuori dell’orario scolastico: per andare a fare una giratina, al cinema o a mangiare una pizza insieme. I donatori del tempo restano in contatto con i prof. Tutor, per consigli e suggerimenti.”
Chi sono i ragazzi che usufruiscono del tempo offerto dalla “banca” del Sarrocchi?
“Tutti, non solo i ragazzi con il sostegno, ma anche i normodotati timidi, isolati, o che semplicemente sentono il bisogno di ampliare il ventaglio delle proprie conoscenze. Soprattutto dopo il Covid e l’isolamento a cui siamo stati obbligati, il numero dei ragazzi partecipanti alla nostra “banca del tempo” è cresciuto; i donatori sono passati da una ventina, nel periodo precovid ad una cinquantina, quest’anno. Alcuni dei donatori, una volta conseguito il diploma, abbandonano il progetto, ma alcuni continuano a prestare il proprio tempo.”
“Uno studente, diplomatosi diversi anni fa, che è rimasto in contatto con i suoi donatori è Luca (nome fittizio). Pensando a lui, che presentava una patologia dello spettro autistico, con difficoltà di relazione con adulti e coetanei nacque il progetto“, confessa la professoressa Vanni.
Luca, tu sei stato il primo che ha fatto amicizia grazie alla “banca del tempo” del Sarrocchi?
“Sì. E’ vero, per due anni, in quarta e in quinta superiore, ho preso parte alla “banca del tempo”. Me lo aveva proposto la Professoressa Vanni alla quale chiedevo in continuazione consigli per come dovevo fare per fare amicizia senza stressare i compagni.”
In pratica, com’è andata?
“Chiedevo sempre aiuto alla Professoressa Vanni così lei un giorno mi ha spiegato che cos’era la “banca del tempo” e perché poteva essermi utile. Mi ha chiesto se volevo partecipare e io, prima non ero molto favorevole, poi mi hanno convinto così mi hanno messo nel gruppo di WhatsApp e ho partecipato a tutti gli incontri che mi proponevano, comprese le cene di fine d’anno, sia in quarta che in quinta. Nei gruppi, che erano diversi da quarta a quinta, non c’erano miei compagni, ma comunque io sono stato contento lo stesso.”
Ti è servito stare in contatto con loro?
“Sì e anche molto perché sono migliorato nel mio comportamento. A parte qualche volta, ora non stresso molto le persone con cui voglio fare conoscenza. E poi, dopo il diploma, con alcuni di questi amici sono rimasto in contatto, anche se non ci vediamo spesso. Però, per esempio, alcuni di loro sono venuti a casa mia, al mio compleanno, per festeggiarmi. Quindi non ero solo. Prima, non pensavo di poter avere qualche amico e invece ora ce l’ho.”
E’ importante che ragazzi come Luca possano interagire e fare amicizia, anche al di fuori dell’orario scolastico. L’impegno della professoressa Vanni è tanto, ma i successi dei suoi ragazzi, donatori e riceventi, è tale da ripagarla dello sforzo che ogni iniziativa richiede per stare bene dentro e fuori dalla scuola.
Marina Berti
Per saperne di più
https://www.sarrocchi.edu.it/