Lorella Bencini era volontaria QuaViOLorella Bencini era volontaria QuaViO

Il 12 maggio si celebra la Giornata internazionale dell’Infermiere. Con una lettera la presidente di QuaViO, Vanna Galli, ricorda in questa giornata Lorella Bencini, infermiera e consigliera in associazione. Una stimata professionista, amante del suo lavoro e punto riferimento da molti anni per i pazienti ed i colleghi, venuta a mancare lo scorso anno.

Buongiorno Lorella, così mi è spontaneo salutarti, come quando ti incontravo in sede e tu mi rispondevi con il tuo “Ciao”, sempre un po’ di fretta perché il tempo non ti avanzava mai. Lo divoravi nel tuo occuparti di tante cose, di tante persone, per l’esattezza. La tua giornata era vissuta intensamente in cardiochirurgia, a prenderti cura dei tuoi pazienti e dei colleghi, come rappresentante sindacale. In famiglia, con Guido, marito ammirato, rispettato, amato, senza smancerie e sentimentalismi ma con una profondità e serietà rare. Il tuo tempo di vita era speso nella cura degli affetti familiari, la mamma, donna forte, che aveva dato e ancora dava indirizzo di valori e di percorsi, il ricordo del padre, per la morte prematura del quale eri ancora arrabbiata con il Padreterno, a cui poco credevi, ma che, casomai ci fosse, attaccavi con fiammate di fuoco. E poi c’erano i tuoi malati, le persone che per scelta caldamente umana, generosa, paziente, coraggiosa hai accompagnato alla fine della vita per quasi venti anni. Per loro tu eri sempre pronta a fartene carico, di qualsiasi servizio avessero bisogno. Sei stata una Volontaria con la V maiuscola. Tu, pur essendo infermiera qualificata, oltre che diplomata, non ti sottraevi, mai, al servizio di cure igieniche, se questo era il bisogno, così come ad altre attività, di tipo domestico, come quella volta che insieme abbiamo aiutato il giovane di Rosia, solo, che aveva bisogno di persone come te e come altre di noi che gli pulissero casa, preparassero da mangiare e avessero anche voglia di accompagnarlo col canto mentre suonava la chitarra. Ma eri anche quella che con gioia faceva la parrucchiera e la barbiera, e per di più bene, mentre tessevi relazioni profonde e durature.

Ma se queste attività ti distinguevano per generosità, per sincerità , tu eri l’infermiera che si adoperava per le trasfusioni domiciliari così come per lunghi anni ti eri impegnata a fare le terapie infusionali, allorché alla QuaViO, per convenzione, competeva la presa in carico dei “nuclei fragili“, di quelle persone sole, cioè, che non potevano essere curate a domicilio dalla sanità pubblica, non avendo la presenza di un care giver.

Tu eri presente, in QuaViO, anche quando eri assente. La tua energia di vita arrivava da lontano. Sono fortunata ad averti incontrato, tu un po’ rustica, spigolosa, ma così partecipe al dolore umano e alla sorte del prossimo, così sensibile senza darlo a vedere e così fragile nella tua malattia. Fragilità che non ti ha impedito neanche nel momento più difficile da affrontare, durante il tuo ricovero per il trapianto, non ti ha impedito, dicevo, di starmi vicino e darmi ogni sera notizie di mio figlio, operato nel tuo reparto.

Cara, carissima Lorella, mi manchi e ti ho così viva nel cuore che l’emozione è straripante. A noi resta di non dimenticarti finché avremo le forze. 

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