“Mi chiamo Eugenio Cortigiano: 50 anni, 3 figli, 2 moto e una grande passione. Aiutare gli altri. Ho cucinato a Conselice. Vi racconto quello che ho visto”.
Questa e’ la storia di un uomo normale divenuto un piccolo eroe a sostegno dell’Emilia Romagna. Una terra martoriata dalla pioggia che ha trovato nei volontari “angeli del fango” la solidarietà che permette di rialzarsi, ricominciare.
Eugenio e’ stato “angelo del fango” in cucina.
“Ho sempre avuto il desiderio di aiutare i fragili. Per questo sono salito su una ambulanza a 14 anni anche perché la Misericordia è sempre stata presente nella mia famiglia. Le prime riunioni per far nascere il Siena Soccorso sono state fatte a casa mia, quando mio nonno era Ispettore dei Servizi. Coerentemente ho scelto di fare l’infermiere di professione”
Il tempo corre veloce ed il nostro protagonista arriva ad oggi.
“Quando è arrivata la richiesta di disponibilità per l’emergenza in Romagna, ho come al solito dato la mia disponibilità. Ed alla fine la chiamata è arrivata. Partenza il 28 maggio, missione standard di 72 ore, quindi fino al 31 maggio. Destinazione Conselice, Ravenna, uno dei paesi più colpiti. Essendo l’unico della Valdelsa in quelle date ringrazio la Misericordia di Roccastrada per avermi dato un passaggio”.
La descrizione dell’esperienza diviene ancora più significativa quando Eugenio ci parla di cio’ che realmente ha fatto.
“Per mie ragioni personali ho scelto di dare una mano nella cucina da campo, che forniva dai 300 ai 550 pasti, pranzo e cena, ai volontari ed a chi aveva perso casa o non poteva cucinare. Per chi non la conoscesse, la cucina da campo ha le dimensioni di un container, eppure al suo interno riesce ad avere l’essenziale per sfornare quella mole di cibo ed anche oltre. Le derrate alimentari arrivano soprattutto da donazioni, della grande distribuzione, dei produttori, di aziende alimentari. Tutto deve essere tracciato e seguire le regole HAACP. Il che è purtroppo limitativo. Piccole donazioni di contadini locali devono essere rifiutate, in quanto non sono tracciate e non possono garantire la catena del freddo. Un peccato, perché ne sono arrivati diversi, a portare materie prime o semilavorati”.
Ma non era solo.
“Eravamo in 5 volontari effettivi a dare un contributo, ognuno responsabile di un piatto ma sempre pronti a supportarci se avevamo bisogno. Mettere a tavola con un pasto caldo, primo, secondo e contorno, 500 persone implica necessariamente iniziare presto, alle 7, e finire tardi, solitamente alle 23, tra preparazione e pulizie. Fortunatamente la camerata, ricavata nel Palazzetto dello Sport di Conselice, era a poche decine di metri e riuscivamo, nel più calmo pomeriggio, a fare i turni per fare una doccia e mettersi un cambio asciutto.
Il sole a picco e lo spazio ridotto, con bollitori d’acqua e brasiere piene di sugo bollente rendono la temperatura della cucina da campo simile ad una sauna.
Prima di andare a letto l’unico vero pasto della giornata, tutti insieme, anche con le volontarie ed i volontari della mensa, addetti alla distribuzione dei pasti.
Un momento di convivialità, relax, briefing per il giorno dopo e debriefing del giorno appena passato. Magari ascoltando i reportage di qualche volontario di ritorno dalle zone ancora alluvionate”.
E quando gli chiedo cosa resterà nella sua mente, Eugenio non ha dubbi.
“La gente. Che persone forti i romagnoli.
Forti e sensibili. E sempre, comunque, col sorriso stampato in faccia. Sulla faccia delle signore che avevano avuto la casa salva, e venivano a darci una mano in cucina. Sulla faccia di quelli che passavano a ringraziare noi e gli altri volontari, portando una bottiglia di lambrusco fatto in casa o una confezione di ghiaccioli, apprezzatissimi per rinfrescarsi. Ma soprattutto sulla faccia di tutte quelle persone che ogni giorno vedevo in fila al palazzetto per recuperare un chilo di pasta, una cassa di acqua potabile, ma soprattutto scope, detersivi e pale per pulire, salvare e ricominciare a vivere normalmente”