Quando ho sentito per la prima volta i volontari dei Nasienasi parlare di “allenamento”, devo dire che non avevo ben chiaro cosa volessero comunicarmi così, insieme ad alcuni amici, ho voluto “toccare con mano” partecipando ad uno di questi, ripresi dopo la pausa estiva.

Il luogo di ritrovo è già di per sé fonte di relax e distensione perché loro si incontrano, tutti martedì sera, presso la Limonaia di Villa Rubini; un sito storico, meraviglioso, con un parco ed una sede grande e luminosa che invoglia agli incontri conviviali.

Arrivano tutti col sorriso, chi con le magliette dell’associazione, chi col naso rosso appeso al collo e quando si vedono si abbracciano calorosamente, pronti a trascorrere due ore insieme.

L’allenamento viene gestito da uno o più trainer che organizzano giochi ed esercizi sempre diversi. È importante creare un’intesa fisica e mentale con gli altri perché, come mi racconta la claunina Leccino (Fulvia): “quando siamo in ospedale o nelle RSA, dobbiamo intenderci con un solo sguardo attingendo alla fiducia che si crea l’uno verso l’altro perché ciò che troviamo ogni volta in corsia o in uno stanzone ricreativo, è un’incognita. La conoscenza reciproca è fondamentale ed avere la certezza di potersi affidare ad un nostro compagno in momenti di difficoltà, ci permette di fare sempre un volontariato di qualità”.

Il servizio rappresenta un momento di allegria: la missione è portare gioia dove vive il disagio divertendosi e giocando, ma anche piangendo e cercando di stabilire, quanto più possibile, delle relazioni amicali.

la claunina Leccino

E così nascono giochi in cui si prende un bigliettino bianco e si scrive una cosa negativa che ha turbato la giornata; il bigliettino viene appallottolato e buttato poi in terra quasi a significare l’estraneità da quel sentimento disturbante.

Oppure ci si mette in cerchio ed ognuno, con la modalità più consona a sé stesso, comunica il suo nome ad alta voce. Qui viene fuori l’originalità di ognuno di loro perché c’è chi canta il suo nome, chi lo accompagna ballando facendolo diventare un ritornello, chi lo mima o chi lo urla.

Ma non è finita qui: la stessa modalità usata dal singolo clown, viene poi ripetuta da tutti che cercano di emularlo, creando momenti di gioiosa condivisione. Una condivisione che ha una sola regola imprescindibile: l’assenza di giudizio!

Il volontariato clown non solo fa riscoprire il bambino interiore ma permette di sviluppare la fantasia, la creatività, la capacità di vedere il positivo delle cose, l’armonia, l’accettazione e tante altre emozioni positive. Sono queste le qualità che permettono ai nostri amici volontari di portare gioia e trasformare l’atmosfera nei luoghi in cui si vive un disagio.

Da questo incontro è emersa la volontà di fare alleanza tra associazioni seppur diverse tra loro, per scoprire nuove realtà approfondendo dinamiche spesso sconosciute e troppo spesso etichettate come superficiali o di secondaria importanza.

Personalmente posso confermare che l’accoglienza ricevuta è stata calorosa e festosa. Sono state abbattute le barriere naturali quali la titubanza di entrare in un gruppo consolidato e conosciuto, percependo quasi fisicamente la sintonia e l’abbraccio di tutti.

Quindi… speriamo che questo incontro segni solo la partenza di un lieto sodalizio tra associazioni!

Stefania Ingino

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